Paziente di Guardiagrele rifiutato da 4 ospedali

Tribunale del malato: effetti dell'atto aziendale che dimentica l'assistenza

CHIETI. Ha fatto tappa anche a Colle dell'Ara l'odissea di una famiglia di Guardiagrele in giro tra quattro ospedali con il loro paziente, un anziano, con frattura di tibia e perone. «A Chieti, dove il pronto soccorso era affollato, ci hanno consigliato di provare a Ortona», racconta la figlia, «ma anche lì niente da fare. Quindi la corsa a Lanciano, dove hanno tentato di scaricarci a Atessa, mentre mio padre soffriva in auto». Dopo comprensibili proteste rivolte ai medici, l'anziano viene ricoverato al Renzetti. «Ma lo hanno sistemato in Otorinolaringoiatria», racconta il genero, «perché in Ortopedia non c'erano letti liberi».

«La sanità teatina è ingolfata nel guado della fusione tra la Asl di Chieti e quella di Lanciano-Vasto, e schiacciata dal peso di un Atto aziendale, la nuova organizzazione, che manca di un progetto globale di assistenza». A provocare le reazioni di Aldo Cerulli presidente del Tribunale del Malato sono anche le dichiarazioni del manager Francesco Zavattaro «La Direzione generale di questa Asl è autoreferenziale», attacca Cerulli, «perfino nella sintassi e nella coniugazione dei verbi, dove il verbo tagliare è usato al presente mentre potenziare è coniugato al futuro».

«Ma questi sono i sintomi», riprende, «giacché a Chieti, come anche a Lanciano e Vasto, vediamo il risultato disastroso di una politica sanitaria che ha abbandonato il territorio per far convergere tutto sui "grandi" ospedali della Asl».

Per il numero uno del Tdm regionale è in atto una «schizofrenia programmatoria che vale per l'intero Abruzzo, la cui sanità è figlia del Programma operativo di Gianni Chiodi. Per esempio», sottolinea Cerulli, «viene chiuso un ospedale come quello di Tagliacozzo, su cui si sta giocando un'importante guerra di carte bollate, che rappresentava lo stato dell'arte in termini di modernità di struttura e attrezzature. E si vorrebbe chiudere anche Guardiagrele, dove c'è una Tac a 16 strati, un pezzo di alta tecnologia costato quasi un milione e mezzo di euro. Sacrificati sul terreno di questa politica assurda», incalza Cerulli, «abbiamo migliaia di residenti delle zone interne e pedemontane ai quali viene di fatto negata l'asistenza, e nessuno ci dirà mai quanti decessi tra quelli registrati in queste zone sono da ascrivere all'assenza di un ospedale prontamente raggiungibile».

Il presidente abruzzese di Cittadinanzattiva attacca poi Giovanna Baraldi, la subcommissaria che ha redatto il Programma di Chiodi. «Le hanno dimostrato che le sue stime sui tempi di percorribilità per le ambulanze dalle periferie del territorio agli ospedali sono errati, specialmente se c'è neve o ghiaccio, e numeri poco credibili vengono fuori anche da quello che ormai chiamiamo "l'algoritmo di Baraldi", secondo cui sono i medici di base e non gli ospedali a pesare sulla spesa».

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