Pedofilia, la difesa dell'allenatore: «Sentite altri ragazzi»
L’avvocato Antonangeli chiede nuove indagini alla Procura. Il tecnico Furgiuele, interrogato in carcere, respinge le accuse
CHIETI. La difesa di Furgiuele non ci sta. Arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per l’allenatore di baseball accusato di violenza sessuale aggravata a danno di minori, la difesa chiede di riesaminare i ragazzini che accusano il loro ex allenatore.
Riccardo Furgiuele, 52enne di San Giovanni Teatino, è stato arrestato il 22 marzo scorso dai poliziotti della Squadra mobile teatina, accusato da nove ragazzini che raccontano storie tra loro molto simili su come sarebbero avvenute le violenze (non tutte della stessa gravità e portata). I ragazzini, tutti con meno di 14 anni (il più piccolo all’epoca dei fatti aveva solo 8 anni), sono stati ascoltati nel corso di un lunghissimo incidente probatorio, un modo per acquisire una volta per tutte le testimonianze e non costringere le presunte vittime a ripetere tutto in aula, rivivendo in maniera indiretta gli stessi episodi. L’incidente probatorio è durato sette mesi, anche perché un perito del tribunale ha dovuto esaminare a sua volta i ragazzini dal punto di vista psicologico per capire se le testimonianze fossero attendibili. Attendibilità che è stata dichiarata tale alla fine dell’incidente probatorio. Ma l’avvocato Luigi Antonangeli, che ha assunto la difesa di Furgiuele, ha sollecitato nuove richieste di prova, sempre sui ragazzini. La richiesta è stata fatta attraverso una memoria difensiva depositata sul tavolo del pm che coordina l’inchiesta, il sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Falasca. Questi aveva già chiuso le indagini, ciò non significa che non le possa riaprire se ritiene fondate le richieste della difesa.
«In sostanza», spiega Antonangeli senza voler svelare i dettagli della linea difensiva, «abbiamo chiesto indagini a 360 gradi. Ci sono, ad esempio, tantissimi giovani atleti che non sono stati ascoltati e non sono stati presi in considerazione. Purtroppo il mio assistito, per il tipo di reato di cui è accusato, non è in grado di fornire la prova negativa. Può dire soltanto che non ha commesso i fatti che gli sono addebitati, cosa che ha detto, anche nel corso dell’ultimo interrogatorio a cui è stato sottoposto in carcere». L’interrogatorio si è svolto lunedì scorso e Furgiuele è tornato a respingere gli addebiti, come ha fatto sin dalla prima volta che è stato sentito dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. Intanto il suo avvocato ha chiuso la memoria difensiva sollecitando altre indagini. Starà ora a Falasca decidere in merito.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riccardo Furgiuele, 52enne di San Giovanni Teatino, è stato arrestato il 22 marzo scorso dai poliziotti della Squadra mobile teatina, accusato da nove ragazzini che raccontano storie tra loro molto simili su come sarebbero avvenute le violenze (non tutte della stessa gravità e portata). I ragazzini, tutti con meno di 14 anni (il più piccolo all’epoca dei fatti aveva solo 8 anni), sono stati ascoltati nel corso di un lunghissimo incidente probatorio, un modo per acquisire una volta per tutte le testimonianze e non costringere le presunte vittime a ripetere tutto in aula, rivivendo in maniera indiretta gli stessi episodi. L’incidente probatorio è durato sette mesi, anche perché un perito del tribunale ha dovuto esaminare a sua volta i ragazzini dal punto di vista psicologico per capire se le testimonianze fossero attendibili. Attendibilità che è stata dichiarata tale alla fine dell’incidente probatorio. Ma l’avvocato Luigi Antonangeli, che ha assunto la difesa di Furgiuele, ha sollecitato nuove richieste di prova, sempre sui ragazzini. La richiesta è stata fatta attraverso una memoria difensiva depositata sul tavolo del pm che coordina l’inchiesta, il sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Falasca. Questi aveva già chiuso le indagini, ciò non significa che non le possa riaprire se ritiene fondate le richieste della difesa.
«In sostanza», spiega Antonangeli senza voler svelare i dettagli della linea difensiva, «abbiamo chiesto indagini a 360 gradi. Ci sono, ad esempio, tantissimi giovani atleti che non sono stati ascoltati e non sono stati presi in considerazione. Purtroppo il mio assistito, per il tipo di reato di cui è accusato, non è in grado di fornire la prova negativa. Può dire soltanto che non ha commesso i fatti che gli sono addebitati, cosa che ha detto, anche nel corso dell’ultimo interrogatorio a cui è stato sottoposto in carcere». L’interrogatorio si è svolto lunedì scorso e Furgiuele è tornato a respingere gli addebiti, come ha fatto sin dalla prima volta che è stato sentito dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. Intanto il suo avvocato ha chiuso la memoria difensiva sollecitando altre indagini. Starà ora a Falasca decidere in merito.
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