Perano. Sindaco assolto dalla violenza sessuale

Perano, il giudice sul caso Bellisario: «Il fatto non costituisce reato». Parte civile in lacrime

PERANO. Assolto perché il fatto non costituisce reato. Il sindaco di Perano, l'avvocato Gianni Bellisario, non ha commesso la presunta violenza sessuale di cui era accusato su una ragazza di 20 anni. È la sentenza emessa ieri, con rito abbreviato, dal giudice Francesco Marino che ha chiuso, per il momento, una vicenda che ha scosso l'interessato e tenuto con il fiato sospeso gli abitanti del piccolo comune sangrino.

Gioia e rabbia. Sono i sentimenti dipinti sui volti dei protagonisti di una vicenda che ha tenuto per 4 mesi sul filo del rasoio Gianni Bellisario, 39 anni, primo cittadino di Perano. Mentre a gioire sono stati i rappresentanti del sindaco, gli avvocati Massimo Biscardi e Augusto La Morgia, per l'assoluzione del proprio assistito, lacrime di rabbia hanno coperto il viso della presunta vittima che si era costituita parte civile.

Dopo una discussione di circa due ore, basata solo sugli atti a disposizione visto che il processo si è svolto col rito abbreviato, sono arrivate le richieste di condanna del sindaco da parte del pubblico ministero, Ruggiero Dicuonzo, a 8 anni di reclusione e l'assoluzione da parte dei legali di Bellisario.

Lapidaria la sentenza emessa dal giudice Marino: assolto perché il fatto non costituisce reato. Secondo le accuse, respinte dal giudice, Bellisario avrebbe costretto la ragazza, il 27 maggio dello scorso anno, ad avere un rapporto in un cantiere. La ragazza, subito dopo sarebbe andata dai carabinieri di Atessa che, giunti sul posto, avrebbero trovato dei fazzoletti sporchi di liquido seminale che le analisi dei Ris hanno confermato essere dell'uomo.

«Aspetteremo le motivazioni della sentenza», precisa l'avvocatessa della ragazza, Danielle Marguerite Mastrangelo, del foro di Pescara, «perché vogliamo capire come si fa a riconoscere che il fatto è avvenuto e non poteva essere diversamente visto che i risultati delle analisi dei Ris hanno confermato il rapporto, ma a considerarlo non passibile di reato. Ci sono gli estremi per una causa civile. Non spetta a noi appellarci alla sentenza ma al pubblico ministero che non si è pronunciato».

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