Pescara, provoca un incidente mortale Pena di 15 anni per omicidio volontario
I fatti risalgono al 2009: il condannato, un rappresentante di 50 anni, non voleva farsi sorpassare da un gruppo di amici sulla circonvallazione. Motociclista perse la vita, un altro ragazzo rimase ferito
PESCARA. Per evitare un sorpasso, provocò un incidente che costò la vita a un motociclista pescarese di 29 anni, imprenditore e padre di un bambino di nemmeno un anno.
Causò anche una serie di lesioni a un altro ragazzo. Ma in quello scontro mortale, avvenuto sulla circonvallazione all'altezza dell'uscita di Pescara Colli, non c'erano negligenza, imprudenza o imperizia.
C'era la volontà di uccidere, secondo il gup Luca Sarandrea, che ieri mattina ha inflitto 15 anni di reclusione a un rappresentante, Roberto De Luca, 50 anni, di Lucerna ma residente a Vacri, per omicidio volontario e tentato omicidio. Una pena superiore persino a quella, 10 anni, sollecitata dal pm Barbara Del Bono. L'uomo, che all'epoca venne arrestato, è stato giudicato con il rito abbreviato e ha quindi usufruito dello sconto di un terzo sulla pena finale. Dovrà pagare, oltre alle spese legali, una provvisionale ai familiari della vittima - i genitori, il fratello, la moglie e il figlioletto - in attesa che in sede civile venga quantificato il risarcimento completo.
Era l'8 febbraio 2009. L'incidente si verificò intorno alle 17,05 e coinvolse tre motociclisti, tutti amici tra loro, e una Fiat Punto, alla cui guida c'era De Luca. I quattro stavano procedendo tutti in direzione Montesilvano.
Mentre stava completando il sorpasso di un'altra macchina Fiat, il rappresentante era stato superato dal primo dei tre amici. Il secondo motociclista, M.D.F., 34 anni, di origine argentina, lo stava seguendo quando, di colpo, l'automobilista aveva sterzato a sinistra urtando la Kawasaki del ragazzo e catapultandolo per aria.
Nello stesso tempo, la manovra improvvisa aveva avuto l'effetto di schiacciare Norscia - in sella a una Yamaha e ultimo della fila - tra la fiancata sinistra dell'auto e il guard rail, provocandone la morte immediata.
Un incidente terribile, al quale avevano assistito altri automobilisti, le cui testimonianze rese alla polstrada di Piano d'Orta avevano spinto pochi giorni dopo il pm a chiedere e a ottenere dal gip Gabriella Tascone, l'arresto dell'automobilista, posto ai domiciliari nella sua casa di Vacri. Una condotta di guida tesa a evitare «a qualunque costo», secondo gli investigatori, di essere superato.
L'uomo, poi, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, aveva scelto di non parlare e neppure in seguito ha mai cercato un contatto con i parenti della vittima. Le parti civili erano assistite dagli avvocati Giovanni Anzivino, Piero Bisceglie, Maria Cicconetti, e, per il secondo ragazzo, da Federico Squartecchia. Alla lettura della sentenza, erano presenti sia l'imputato sia i familiari del ragazzo morto.
Causò anche una serie di lesioni a un altro ragazzo. Ma in quello scontro mortale, avvenuto sulla circonvallazione all'altezza dell'uscita di Pescara Colli, non c'erano negligenza, imprudenza o imperizia.
C'era la volontà di uccidere, secondo il gup Luca Sarandrea, che ieri mattina ha inflitto 15 anni di reclusione a un rappresentante, Roberto De Luca, 50 anni, di Lucerna ma residente a Vacri, per omicidio volontario e tentato omicidio. Una pena superiore persino a quella, 10 anni, sollecitata dal pm Barbara Del Bono. L'uomo, che all'epoca venne arrestato, è stato giudicato con il rito abbreviato e ha quindi usufruito dello sconto di un terzo sulla pena finale. Dovrà pagare, oltre alle spese legali, una provvisionale ai familiari della vittima - i genitori, il fratello, la moglie e il figlioletto - in attesa che in sede civile venga quantificato il risarcimento completo.
Era l'8 febbraio 2009. L'incidente si verificò intorno alle 17,05 e coinvolse tre motociclisti, tutti amici tra loro, e una Fiat Punto, alla cui guida c'era De Luca. I quattro stavano procedendo tutti in direzione Montesilvano.
Mentre stava completando il sorpasso di un'altra macchina Fiat, il rappresentante era stato superato dal primo dei tre amici. Il secondo motociclista, M.D.F., 34 anni, di origine argentina, lo stava seguendo quando, di colpo, l'automobilista aveva sterzato a sinistra urtando la Kawasaki del ragazzo e catapultandolo per aria.
Nello stesso tempo, la manovra improvvisa aveva avuto l'effetto di schiacciare Norscia - in sella a una Yamaha e ultimo della fila - tra la fiancata sinistra dell'auto e il guard rail, provocandone la morte immediata.
Un incidente terribile, al quale avevano assistito altri automobilisti, le cui testimonianze rese alla polstrada di Piano d'Orta avevano spinto pochi giorni dopo il pm a chiedere e a ottenere dal gip Gabriella Tascone, l'arresto dell'automobilista, posto ai domiciliari nella sua casa di Vacri. Una condotta di guida tesa a evitare «a qualunque costo», secondo gli investigatori, di essere superato.
L'uomo, poi, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, aveva scelto di non parlare e neppure in seguito ha mai cercato un contatto con i parenti della vittima. Le parti civili erano assistite dagli avvocati Giovanni Anzivino, Piero Bisceglie, Maria Cicconetti, e, per il secondo ragazzo, da Federico Squartecchia. Alla lettura della sentenza, erano presenti sia l'imputato sia i familiari del ragazzo morto.
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