Petrolio, 50mile firme per la revoca di tutti i permessi di ricerca
La petizione sul tavolo di ministeri Parlamento e presidente del Consiglio
LANCIANO. È ufficiale il grido dell'Abruzzo contro il petrolio. Da ieri sulle scrivanie dei presidenti delle Province abruzzesi e molisane e su quelle del ministero dello Sviluppo economico, dell'Ambiente, del presidente del Consiglio e del Parlamento europeo e di decine di altre istituzioni governative sono arrivate le 50.150 firme raccolte per revocare tutti i permessi di ricerca, coltivazione e lavorazione di idrocarburi sull'intero territorio abruzzese, mare compreso.
Non è stato un lavoro da poco raccogliere la cifra record di cinquantamila firme. Si tratta del primo moto di orgoglio, dopo la SangroChimica di Atessa, spalmato dal mare ai monti ad avere un successo così immediato e dilagante. Un'impresa nata due anni fa ad opera delle associazioni Nuovo Senso Civico e Difesa dei Beni Comuni. Spiagge, piazze, sagre di paese, comuni montani o costieri: la rivolta contro il petrolio sulle petizioni certificate dal Tribunale di Lanciano è arrivata, capillarmente, ovunque. E la gente, prima ancora un po' tiepida nel voler capire che proprio il verde Abruzzo era mira dei petrolieri, ha risposto man mano sempre più convintamente. Fino ad arrivare a cinquantamila e 150 no.
Ogni firma ha la sua storia, ogni petizione è stata spiegata, sviscerata e condivisa dagli attivisti con gli abruzzesi. Fino alla spedizione ufficiale di ieri. «Eravamo preoccupati di dover rimandare a dopo Ferragosto l'invio della petizione», commenta Alessandro Lanci, presidente di Nuovo Senso Civico, «e invece dai vari ministeri ci hanno assicurato che il governo è in piena attività. Questa è la prima volta che, ufficialmente, la voce degli abruzzesi arriva nelle stanze del potere. E abbiamo inviato le firme anche ai tecnici del ministero dello Sviluppo economico e dell'Ambiente. Finalmente non si potrà più dire che non esiste un'opposizione al petrolio, l'Abruzzo ha detto no».
E fra le province abruzzesi la più attiva nella battaglia contro le estrazioni di petrolio e di gas, è certamente quella di Chieti. Nei mesi scorsi 65 fasce tricolore avevano manifestato pubblicamente a Fossacesia contro il petrolio. Tra questi anche il presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio. E i comuni frentani e teatini erano stati presenti anche alle manifestazioni contro le trivellazioni nel mare pugliese delle Tremiti.
Un recente dossier di Legambiente ha sintetizzato nei giorni scorsi numeri e rischi legati alle nuove autorizzazioni per le trivellazioni in mare. In Abruzzo sono 7 i nuovi permessi rilasciati nell'Adriatico settentrionale, 3 quelli nel mare tra Marche-Abruzzo, 2 in Puglia.
Secondo uno studio del ministero dello Sviluppo economico, invece, dal 1927 al 2010 i pozzi perforati a terra sono 554, quelli sterili 229, con esito sconosciuto o abbandonati 21. Per i pozzi ancora da perforare il numero è incerto, circa 30, mentre ciò che è certo che ci sono 11 istanze di permesso e 3 di concessioni. Quelli in mare sono invece 184 per il ministero, di cui 21 sono risultati "sterili".
Non è stato un lavoro da poco raccogliere la cifra record di cinquantamila firme. Si tratta del primo moto di orgoglio, dopo la SangroChimica di Atessa, spalmato dal mare ai monti ad avere un successo così immediato e dilagante. Un'impresa nata due anni fa ad opera delle associazioni Nuovo Senso Civico e Difesa dei Beni Comuni. Spiagge, piazze, sagre di paese, comuni montani o costieri: la rivolta contro il petrolio sulle petizioni certificate dal Tribunale di Lanciano è arrivata, capillarmente, ovunque. E la gente, prima ancora un po' tiepida nel voler capire che proprio il verde Abruzzo era mira dei petrolieri, ha risposto man mano sempre più convintamente. Fino ad arrivare a cinquantamila e 150 no.
Ogni firma ha la sua storia, ogni petizione è stata spiegata, sviscerata e condivisa dagli attivisti con gli abruzzesi. Fino alla spedizione ufficiale di ieri. «Eravamo preoccupati di dover rimandare a dopo Ferragosto l'invio della petizione», commenta Alessandro Lanci, presidente di Nuovo Senso Civico, «e invece dai vari ministeri ci hanno assicurato che il governo è in piena attività. Questa è la prima volta che, ufficialmente, la voce degli abruzzesi arriva nelle stanze del potere. E abbiamo inviato le firme anche ai tecnici del ministero dello Sviluppo economico e dell'Ambiente. Finalmente non si potrà più dire che non esiste un'opposizione al petrolio, l'Abruzzo ha detto no».
E fra le province abruzzesi la più attiva nella battaglia contro le estrazioni di petrolio e di gas, è certamente quella di Chieti. Nei mesi scorsi 65 fasce tricolore avevano manifestato pubblicamente a Fossacesia contro il petrolio. Tra questi anche il presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio. E i comuni frentani e teatini erano stati presenti anche alle manifestazioni contro le trivellazioni nel mare pugliese delle Tremiti.
Un recente dossier di Legambiente ha sintetizzato nei giorni scorsi numeri e rischi legati alle nuove autorizzazioni per le trivellazioni in mare. In Abruzzo sono 7 i nuovi permessi rilasciati nell'Adriatico settentrionale, 3 quelli nel mare tra Marche-Abruzzo, 2 in Puglia.
Secondo uno studio del ministero dello Sviluppo economico, invece, dal 1927 al 2010 i pozzi perforati a terra sono 554, quelli sterili 229, con esito sconosciuto o abbandonati 21. Per i pozzi ancora da perforare il numero è incerto, circa 30, mentre ciò che è certo che ci sono 11 istanze di permesso e 3 di concessioni. Quelli in mare sono invece 184 per il ministero, di cui 21 sono risultati "sterili".
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