Pilkington al lavoro con il 50% del personale

Turni di lavoro a rotazione per due settimane. Al Cotir, dipendenti senza stipendio da sette mesi

SAN SALVO. Dopo il ponte di Ognissanti i mille lavoratori della Pilkigton che per due settimane sono rimasti a casa a rotazione con i contratti di solidarietà torneranno in fabbrica. Ma all'orizzonte ci sono altre fermate: almeno una a novembre e probabilmente due legate alle ferie a dicembre .

La Filtcem Cgil non crede più che sia solo colpa della crisi. Lo ha ripetuto ieri pomeriggio, nel corso della riunione che si è svolta in fabbrica con Cisl e Uil provinciali e le Rsu. Anche le altre sigle sindacali sono perplesse. Ancor più dura la posizione dei Cobas. I sindacati chiedono un incontro urgente con l'azienda. Invocano chiarezza e certezze. Il 14 novembre in concomitanza con lo sciopero indetto dal sindacato europeo, la Cgil intende manifestare anche per quanto sta accadendo nel Vastese. La crisi comincia a minare la tranquillità dei lavoratori perché la situazione precipita e poco o nulla si sta muovendo per il sito produttivo di Piana Sant'Angelo.

I sindacati reclamano un atteggiamento più deciso da parte delle istituzioni, servizi laddove servono, ma anche tutela dei diritti e dei livelli occupazionali. Pilkington fino a sabato prossimo ha ridotto la marcia dei reparti Vetro accoppiato, Centro ricerche e Tgh. Per due settimane, il colosso vetrario utilizzerà solo il 50% dei dipendenti. «Tutto questo non accade negli altri stabilimenti europei. Pilkington deve spiegare perché. E' assolutamente necessario fare chiarezza sull’insediamento produttivo di San Salvo. Un villaggio (accanto a Pilkington ci sono le fabbriche satellite Primo, Bravo e Flovetro) che dà lavoro a un indotto diffuso».

La posta in gioco è troppo alta. Un anno fa, l'azienda assicurava che la Polonia non sarebbe mai stata una concorrente. Quello che accade a Chmielow smentisce le rassicurazioni. Grazie a un attrezzato parco per la logistica Pilkington, la Polonia sta divorando gli ordinativi che prima arrivavano a San Salvo. E insieme alla Polonia lavora a pieno ritmo anche la Spagna. Senza contare che in Turchia l'azienda lavora con un vecchio forno dismesso a San Salvo.

Nubi burrascose anche sul Cotir. I lavoratori del Centro ricerche hanno proclamato ieri lo stato di agitazione. Da maggio, non percepiscono più lo stipendio.

«Dal 2011 è cominciata la Cig in deroga, in attesa che la Regione trovasse soluzioni per i centri di ricerca.Così non è stato. La Regione è ferma e noi da sette mesi non prendiamo emolumenti. Se entro dieci giorni non accadrà qualcosa» avvetono i lavoratori, «siamo pronti a mettere in atto clamorose iniziative di protesta».(p.c.)

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