Pilkington, mille operai in cassa integrazione
San Salvo, ordinativi in calo: il provvedimento scatta da lunedì per due settimane Cgil, Cisl e Uil: «I lavoratori hanno già rinunciato a premi e pause in fabbrica»
SAN SALVO. I gelidi venti europei sferzano il Vastese. La Pilkington rallenta la produzione a San Salvo ma continua a investire in Polonia. Da lunedì e per due settimane restano a casa 1.000 lavoratori. «Tutta colpa della crisi del settore auto», dicono al colosso vetrario, ma questa volta la giustificazione non convince affatto i sindacati. «Come mai la crisi dell’auto si ripercuote solo su San Salvo? Perché in Polonia, e anche in Spagna, si continua a lavorare a ritmi sostenuti mentre a Piana Sant’Angelo si ferma metà stabilimento?», chiedono Cgil, Cisl e Uil.
Ancora più dura la reazione dei Cobas a giudizio dei quali l’atteggiamento accondiscendente degli altri tre sindacati non avrebbe prodotto nulla di buono. «Pilkington incassa il regalo del Comune senza dare nulla in cambio», accusano le Rsu dei Cobas chiedendo le dimissioni dei rappresentanti sindacali della triade. E questa volta anche il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, non nasconde di essere preoccupato. «La vicenda è molto delicata. È arrivato il momento di fare chiarezza su questa problematica», dice.
La situazione sta precipitando. I lavoratori sono sempre più spaventati e più d’uno minaccia clamorose iniziative. «I conti non tornano», rimarcano Cgil, Cisl e Uil. «In nome della competitività i lavoratori di questa fabbrica hanno rinunciato alle pause di lavoro. Poi è stata la volta del premio di partecipazione: le buste paga si sono alleggerite di 1.000 euro per lavoratore: 1.000 moltiplicato per 1.800 fa 1.800.000 euro di soldi risparmiati. Quindi è arrivato l’aiuto dal sindaco, Tiziana Magnacca, che ha abbassato l’Imu facendo risparmiare alla Pilkington 400 mila euro. Il gruppo Nsg ha comunque trasferito gli uffici amministrativi e la logistica.
Ora l’industria dice che non basta e annuncia la fermata di due settimane dei reparti “Vetro Accoppiato”, “Centro ricerche” e “Tgh”. Un migliaio di lavoratori restano a casa per due settimane. E in previsione c’è un’altra settimana a novembre e un’altra ancora a dicembre attaccata alle ferie natalizie. «Che sta succedendo? Perché solo San Salvo paga la crisi dell’auto?», chiedono Cgil, Cisl e Uil.
I sindacati invitano il sindaco di San Salvo a verificare se il colosso vetrario ha mantenuto gli accordi. «Sarebbe opportuno che i parlamentari abruzzesi, il governatore Gianni Chiodi, la Provincia e tutti i sindaci invocassero chiarezza dalla Pilkington».
I Cobas rincarano la dose. «A noi viene negato di partecipare alle assemblee nè ci vengono forniti chiarimenti sui contratti di solidarietà. E intanto la situazione diventa ogni giorno più difficile. Gli uffici chiudono e l’organico si riduce».
E questa volta anche il Presidente della Provincia non nasconde di essere molto perplesso. «Le notizie che arrivano da San Salvo sono sconfortanti. Sarebbe opportuno fare maggiore chiarezza sul futuro di questo stabilimento da cui dipende un indotto di migliaia di lavoratori. La posta in gioco è alta», rimarca Di Giuseppantonio.
Lo stabilimento di Chmielow, in Polonia, grazie anche a un attrezzato parco per la logistica, sta divorando gli ordinativi che prima arrivavano a San Salvo. In Polonia Nsg ha investito 450 milioni di zloty (88 milioni di euro) per la produzione di 7 milioni di finestrini l’anno. Il parco finanziato dalla Wp Carey Europe sta diventando il fulcro della logistica di Nsg.
Paola Calvano
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