Pioggia negli uffici, la questura si allaga
Agenti con ramazze, secchi e giornali per asciugare l’acqua sui pavimenti L’indignazione di Barboso: «Siamo in difficoltà». Trasloco in prefettura fermo
CHIETI. Ispettori di polizia costretti a lavorare fra i secchi per raccogliere l’acqua piovana, agenti in divisa obbligati a barcamenarsi fra stracci e ramazze. Non è una recita in costume, ma è quel che è accaduto negli ultimi due giorni alla questura di piazza Umberto, dove il maltempo ha messo in luce per l’ennesima volta le carenze di locali vecchi e inadeguati ad ospitare qualunque ufficio pubblico, figurarsi il punto di riferimento della sicurezza cittadina. E nelle giornate di martedì e mercoledì chi voleva sporgere una querela o semplicemente ritirare il passaporto si è trovato di fronte una scena insolita, anche per tutori della sicurezza sempre pronti a tutto, forse un po’ meno a tamponare le conseguenze della scarsa manutenzione.
Uno spettacolo del genere si ripete ogni volta che la pioggia cade abbondante: il tetto della questura va riparato e l’acqua entra sistematicamente, arrivando a sfiorare i faldoni in archivio, i pc e a mettere a dura prova i nervi del personale, da anni alle prese con problemi identici. Così, oltre a doversi occupare dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini, la polizia di Chieti è obbligata ad armarsi anche di stracci e secchi per poter semplicemente lavorare.
«Non è dignitoso che il personale debba raccogliere l’acqua», tuona il questore Filippo Barboso, «non è questo che dovrebbero fare. In una situazione precaria questo problema ci mette in grossa difficoltà».
Sin dal suo arrivo a Chieti, sei mesi fa, il questore catanese si è detto convinto di voler fare di tutto per trovare una sede idonea ai suoi. Troppo angusta quella attuale, buia, zeppa di barriere architettoniche che non consentono ad un cittadino disabile di entrare liberamente negli uffici.
«È normale che accadano queste cose in un edificio vecchio», dice, «ma non ho altre stanze in cui mandare i miei uomini. Il disagio è anche per gli utenti, costretti ad attendere sotto la pioggia perché non c’è una sala d’aspetto».
Da anni il personale della questura teatina denuncia le pessime condizioni dei locali e i sindacati, il Siulp in prima linea, hanno invocato a gran voce un intervento indispensabile e urgente.
Barboso è stato il primo questore ad occuparsi concretamente del problema, con la decisione e la forza di volontà che ha già dimostrato ampiamente nei suoi primi sei mesi in servizio a Chieti. Nonostante il suo impegno, però, finora nulla s’è mosso e già dai prossimi giorni i sindacati potrebbero unirsi in una mobilitazione più incisiva, visto che la pioggia che in questi giorni ha tenuto sotto scacco gli agenti è stata la goccia – mai metafora fu più azzeccata - che ha fatto traboccare il vaso dell’esasperazione dei poliziotti teatini per l’indecoroso luogo di lavoro in cui operano.
Perché è inconcepibile che la questura di una città capoluogo sia sprovvista di una camera di sicurezza, è indegno che l’archivio sia minuscolo e i documenti vengano appoggiati a terra, è disumano che ispettori di polizia debbano lavorare quasi accatastati l’uno contro l’altro, gomito a gomito, in stanze poco illuminate, umide, fredde in nei mesi invernali e bollenti d’estate.
E dire che una soluzione possibile ci sarebbe, semplice e a portata di mano. Se ne era fatto promotore il mese scorso il sottosegretario Giovanni Legnini, che aveva convocato un vertice da cui era emersa la soluzione più idonea: spostare gli uffici della questura in 25 stanze al primo piano dell’attuale prefettura, per cui il canone di locazione toccherebbe alla polizia.
Gli uffici della prefettura andrebbero nell’ex Intendenza di finanza, in corso Marrucino: uno stabile ristrutturato di recente, ma ancora vuoto, nonostante sia di proprietà demaniale e quindi esente da ogni canone d’affitto. In modo che non solo la prefettura risparmierebbe denaro, ma gli agenti teatini avrebbero spazi consoni all’impegno che investono ogni giorno nel lavoro non certo facile.
Il buon esito sembrava vicinissimo, ma il secondo incontro previsto per i primi di novembre è stato rinviato a data da destinarsi, pare per complicazioni burocratiche. E gli agenti teatini aspettano pazientemente, ancora che qualcosa accada. Una minima soluzione tampone è arrivata agli inizi del mese scorso dalla Provincia, che ha concesso due stanze in comodato d’uso, destinate al personale della squadra mobile.
Ma i disagi giganteschi della questura sono ben lontani dall’essere risolti. Nonostante non rientri certo fra le mansioni degli agenti sopportare carenze croniche, temperature sotto lo zero, mobili sporchi e inadeguati. Tantomeno provvedere a ricordarsi fondina e secchio ogni mattina.
Francesca Rapposelli
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