l’inchiesta sul grano  

Presunta frode in commercio: giudizio abbreviato per De Cecco

CHIETI. Si svolgerà con il rito abbreviato il processo per frode in commercio che vede imputati dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Chieti, Filippo Antonio De Cecco, presidente del cda...

CHIETI. Si svolgerà con il rito abbreviato il processo per frode in commercio che vede imputati dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Chieti, Filippo Antonio De Cecco, presidente del cda della Fratelli De Cecco spa, il direttore degli acquisti Mario Aruffo, il direttore della qualità, Vincenzo Villani, che ha lasciato l'azienda, e, per responsabilità amministrativa, la Fratelli De Cecco spa. Ieri i difensori degli imputati hanno prodotto atti che sono già presenti nel fascicolo del pubblico ministero e hanno formalizzato l’istanza di abbreviato che è stata ammessa dal giudice Morena Susi: il processo si terrà il 22 gennaio 2025. Il pubblico ministero è Luisa Bertini.
L’accusa per gli imputati è quella di aver posto in commercio, in epoca successiva e prossima al 13 febbraio 2020, alcuni lotti di pasta, per la maggior parte in formato pasta lunga, alimento diverso per qualità in quanto sulle confezioni, recita l’imputazione, era riportato falsamente che la materia prima utilizzata era costituita da grano proveniente da California, Arizona e dall'Italia mentre per il 7 per cento circa, pari a 4.475 tonnellate, era stato impiegato grano proveniente dalla Francia. I difensori sono Marco Femminella, Augusto La Morgia, Marco Spagnuolo e Antonio Marino. A proposito dei documenti prodotti oggi, dice l’avvocato Femminella: «Sono rilevanti per la chiarezza della condotta tenuta dall’azienda, che è trasparentissima, tanto è vero che il pubblico ministero ha chiesto un’archiviazione sulla base di questi documenti». E fra i documenti c’è quello dell’Autorità di controllo «che garantiva le modalità di pubblicità e di rappresentazione del prodotto, perfettamente nella norma» ha aggiunto Femminella, che quanto al comportamento dell'azienda rispetto all'ipotesi di frode in commercio ha evidenziato «la correttezza, la chiarezza, la trasparenza con tutti quanti i consumatori, quindi con l’utenza». «Villani ha lasciato l’azienda per altre motivazioni non legate a questa vicenda, addirittura in epoca antecedente rispetto al maturare di questa vicenda», ha detto l'avvocato Antonio Marino, che lo difende. «Posso aggiungere che è assolutamente tranquillo nella consapevolezza di aver operato nella massima correttezza, come d’altronde tutta l’azienda. È contestata una frode in commercio che non ha motivo di esistere perché sia l’azienda che, in particolare il mio assistito, hanno operato nella piena correttezza professionale».
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