Pronto soccorso: «No alla chiusura di notte» 

Casoli. Il sindaco Tiberini contesta la Asl: non è una scelta responsabile, ci rivedremo a marzo al Tar 

CASOLI. Sono quattro i punti con i quali il sindaco Massimo Tiberini contesta la chiusura notturna del Punto di primo intervento di Casoli che il direttore generale della Asl, Thomas Schael, giustifica come una necessità organizzativa e definisce «scelta responsabile». Per Tiberini «la chiusura notturna del Ppi non è una soluzione “responsabile”, ma un taglio miope che non affronta le vere criticità della sanità regionale. La decisione del Tar di garantire la presenza di un medico al Pta durante le ore notturne è un segnale importante, ma non ci basta. Continueremo a lavorare affinché il Ppi possa essere pienamente operativo».
La decisione è ritenuta inadeguata, ed è il primo punto, perché i comuni dell’Aventino Medio Sangro non sono aree qualsiasi: formano un territorio montano vasto e complesso, con molti piccoli centri e frazioni spesso mal collegate. «Parlare di numeri o “volumi di passaggi” non rende giustizia a chi vive qui. Ogni emergenza sanitaria in un territorio così frammentato può fare la differenza tra la vita e la morte». Punto secondo: «Schael sostiene che nelle ore notturne l’assistenza sia garantita dal 118 e dalla continuità assistenziale; sappiamo bene che il 118, spesso occupato su altri interventi, non può sempre garantire una presenza tempestiva, specie in aree montane; la guardia medica non dispone né delle competenze specialistiche né dell’attrezzatura necessaria per gestire situazioni di emergenza gravi. La presenza di un medico al Pta, come stabilito dal Tar, è dunque indispensabile. Siamo soddisfatti che l’ordinanza del tribunale abbia riconosciuto questo principio fondamentale». Il terzo punto riguarda la carenza dei medici. «Schael sottolinea la carenza di medici dell’emergenza, un problema reale, ma chiudere il Ppi dei comuni dell’Aventino Medio Sangro non aiuterà a risolvere le difficoltà organizzative nei Pronto soccorso sovraccarichi, come quello di Lanciano, che è il nostro riferimento principale, perché vi riverserà ulteriori emergenze».
L’ultimo punto riguarda i "numeri". «Schael», conclude Tiberini, «parla di “meno di 6.000 passaggi annui” per il Ppi. Tagliare servizi vitali basandosi solo su statistiche è un errore che penalizza le aree più deboli. Ci vedremo il 7 marzo, in udienza davanti al Tar per la discussione del ricorso, con la stessa determinazione di oggi».
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