Provincia, si dimette l’assessore Piccolotti
Una lettera: «Non mi sento apprezzato». Ma anche Coletti era insoddisfatto
CHIETI. Dissapori covati a lungo, ma metabolizzati da pazienti mediazioni e dalla compattezza della coalizione. Mal di pancia legati a una presunta sottovalutazione, alle immancabili incomprensioni per le diverse valutazioni, qualche discussione accesa nel Pd presto rientrata. Alla fine l’assessore Francesco Piccolotti ha mollato. Ma ha rischiato di essere rimosso.
Era presto ieri mattina quando il giovane farmacista di Vasto già della Margherita, delegato alla formazione professionale e alle politiche del lavoro, ha portato la lettera di dimissioni nell’ufficio del presidente Tommaso Coletti. Tanto presto che la segreteria del presidente l’ha trovata sul tavolo già alle 8. Una lettera, di cui c’era stato sentore nel fine settimana, in cui Piccolotti spiega che lascia, pur se solo alla fine della legislatura, perché non si è sentito valorizzato, per non aver potuto lavorare come avrebbe desiderato. Le incomprensioni con Coletti sono state molte. In Provincia non nascondono che l’impegno di Piccolotti non era più giudicato positivamente e qualcuno fa notare che l’assessore non si faceva vedere da mesi a Chieti.
Gli amici più cari hanno cercato di dissuaderlo, mediando tra lui e il presidente senza far trapelare troppo i contrasti. Niente da fare, dimissioni. Ma la mediazione continua, in un’altra direzione. Per evitare che l’assessore venga attirato dalle sirene dell’Udc, dopo aver manifestato la sua insoddisfazione, peraltro ricambiata, per la gestione del Partito democratico a Vasto, un’area che è stata determinante per la vittoria di Tommaso Coletti, all’epoca senatore, che sfiorò l’elezione al primo turno con il presidente uscente del centrodestra, Mauro Febbo, attuale assessore regionale all’agricoltura.
Vasto registrò una nettissima inversione di tendenza, concretizzata inoltre nell’elezione del sindaco Luciano Lapenna, Pd. L’assessore provinciale ormai ex si sarebbe sentito escluso dai processi decisionali e nel Pd vastese forse con troppa facilità non hanno dato molto peso al suo apporto.
Ora si apre la porta alla successione. Sia pur a poche settimane dal voto del 6 e 7 giugno, la Provincia deve avere una giunta nella pienezza dei poteri e lo statuto parla chiaro: presidente e 10 assessori, non uno di meno. Quindi Coletti deve nominare il sostituto di Piccolotti. Il tam tam è cominciato subito, a Vasto riunioni su riunioni. Il toto assessori pare accreditare il presidente del consiglio comunale di Vasto, Giuseppe Forte, ma è molto considerata anche la nomina di Fabio Giangiacomo.
Era presto ieri mattina quando il giovane farmacista di Vasto già della Margherita, delegato alla formazione professionale e alle politiche del lavoro, ha portato la lettera di dimissioni nell’ufficio del presidente Tommaso Coletti. Tanto presto che la segreteria del presidente l’ha trovata sul tavolo già alle 8. Una lettera, di cui c’era stato sentore nel fine settimana, in cui Piccolotti spiega che lascia, pur se solo alla fine della legislatura, perché non si è sentito valorizzato, per non aver potuto lavorare come avrebbe desiderato. Le incomprensioni con Coletti sono state molte. In Provincia non nascondono che l’impegno di Piccolotti non era più giudicato positivamente e qualcuno fa notare che l’assessore non si faceva vedere da mesi a Chieti.
Gli amici più cari hanno cercato di dissuaderlo, mediando tra lui e il presidente senza far trapelare troppo i contrasti. Niente da fare, dimissioni. Ma la mediazione continua, in un’altra direzione. Per evitare che l’assessore venga attirato dalle sirene dell’Udc, dopo aver manifestato la sua insoddisfazione, peraltro ricambiata, per la gestione del Partito democratico a Vasto, un’area che è stata determinante per la vittoria di Tommaso Coletti, all’epoca senatore, che sfiorò l’elezione al primo turno con il presidente uscente del centrodestra, Mauro Febbo, attuale assessore regionale all’agricoltura.
Vasto registrò una nettissima inversione di tendenza, concretizzata inoltre nell’elezione del sindaco Luciano Lapenna, Pd. L’assessore provinciale ormai ex si sarebbe sentito escluso dai processi decisionali e nel Pd vastese forse con troppa facilità non hanno dato molto peso al suo apporto.
Ora si apre la porta alla successione. Sia pur a poche settimane dal voto del 6 e 7 giugno, la Provincia deve avere una giunta nella pienezza dei poteri e lo statuto parla chiaro: presidente e 10 assessori, non uno di meno. Quindi Coletti deve nominare il sostituto di Piccolotti. Il tam tam è cominciato subito, a Vasto riunioni su riunioni. Il toto assessori pare accreditare il presidente del consiglio comunale di Vasto, Giuseppe Forte, ma è molto considerata anche la nomina di Fabio Giangiacomo.