Quadri, scontro in comunità montana Due presidenti per un ente inutile
La lite tra Bucci (Pdl) e Monaco (Mpa) blocca l’ente che la Regione vuole sciogliere.
QUADRI. Due presidenti sono troppi in qualsiasi contesto, figurarsi in un ente condannato a scomparire perché costoso e pure un po’ inutile. Eppure alla comunità montana del Sangro, con sede a Quadri, in questi giorni il destino dell’ente non sembra al centro dei pensieri. È in corso una guerra tutta interna al centrodestra, tra il presidente uscente Alessio Monaco (Mpa), ora anche assessore provinciale, e il subentrante o aspirante tale, Maurizio Bucci (Pdl).
L’incidente, alcune sere fa, alla prima riunione del nuovo consiglio. Il consigliere anziano prima di passare alla convalida degli eletti contesta la legittimità della seduta e dopo una scaramuccia dialettica lascia l’aula insieme al segretario verbalizzante. In aula restano Bucci e i cinque della nuova maggioranza (il consiglio è passato da 27 a 9 consiglieri). Si eleggono un segretario e verbalizzano l’approvazione del programma di governo con relativo presidente.
L’indomani, si scatena il putiferio. La maggioranza uscente contesta forma e sostanza, minaccia ricorsi in ogni dove. Parte una complessa mediazione. Nel centrodestra l’imbarazzo è forte. Un neo assessore provinciale che si inchioda a un incarico ormai scaduto, una poltrona che tra l’altro l’assessore regionale Carlo Masci ha già annunciato che dovrà essere cancellata, non è facilmente difendibile. Ma dietro le quinte ci sono altre storie, altri interessi. Allora il presidente in pectore decide di percorrere un’altra strada. Ieri mattina Bucci insieme alla sua maggioranza è andato dal prefetto da quale ha ottenuto l’impegno a sollecitare lo sblocco dell’impasse.
«Dobbia preoccuparci di gestire l’ente» ha detto Bucci, «ragionare sulla riforma, non perderci in scermaglie procedurali». Oggi dovrebbe scattare la diffida a riunire il consiglio entro 20 giorni per un atto improrogabile: gli equilibri di bilancio. Pena per l’inadempienza? Lo scioglimento. E forse molti non lo riterrebbero una disgrazia.
L’incidente, alcune sere fa, alla prima riunione del nuovo consiglio. Il consigliere anziano prima di passare alla convalida degli eletti contesta la legittimità della seduta e dopo una scaramuccia dialettica lascia l’aula insieme al segretario verbalizzante. In aula restano Bucci e i cinque della nuova maggioranza (il consiglio è passato da 27 a 9 consiglieri). Si eleggono un segretario e verbalizzano l’approvazione del programma di governo con relativo presidente.
L’indomani, si scatena il putiferio. La maggioranza uscente contesta forma e sostanza, minaccia ricorsi in ogni dove. Parte una complessa mediazione. Nel centrodestra l’imbarazzo è forte. Un neo assessore provinciale che si inchioda a un incarico ormai scaduto, una poltrona che tra l’altro l’assessore regionale Carlo Masci ha già annunciato che dovrà essere cancellata, non è facilmente difendibile. Ma dietro le quinte ci sono altre storie, altri interessi. Allora il presidente in pectore decide di percorrere un’altra strada. Ieri mattina Bucci insieme alla sua maggioranza è andato dal prefetto da quale ha ottenuto l’impegno a sollecitare lo sblocco dell’impasse.
«Dobbia preoccuparci di gestire l’ente» ha detto Bucci, «ragionare sulla riforma, non perderci in scermaglie procedurali». Oggi dovrebbe scattare la diffida a riunire il consiglio entro 20 giorni per un atto improrogabile: gli equilibri di bilancio. Pena per l’inadempienza? Lo scioglimento. E forse molti non lo riterrebbero una disgrazia.