Rifiuti, i Comuni chiedono l’unità di crisi
Finisce al prefetto il caso del pattume organico da far trattare alla Deco di Di Zio: «Perché non c’è un impianto pubblico?»
LANCIANO. Finisce sul tavolo del prefetto di Chieti il caso-rifiuti che si è scatenato in queste ore nel Frentano. Dopo il ricorso in prefettura da parte del sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, altri comuni, Fossacesia su tutti, chiedono l’apertura di un’unità di crisi, vogliono vederci chiaro sulla situazione di emergenza che potrebbe scatenarsi da un giorno all’altro sul fronte della lavorazione del pattume umido. E intanto si tira in ballo la responsabilità della Regione. Perché non prevedere per tempo l’emergenza, domandano i comuni.
L’antefatto. Da mercoledì scorso l’impianto mobile di Cerratina che serve a separare il pattume indifferenziato in secco e umido, è chiuso. Questo a causa dell’indisponibilità dell’impianto Aciam di Avezzano dove è destinata la parte organica dei rifiuti provenienti da Cerratina che per legge deve essere biostabilizzata prima di essere depositata nella discarica frentana. La EcoLan, proprietaria dell’impianto di Cerratina, ha quindi inoltrato ai 53 Comuni-soci del consorzio frentano una comunicazione urgente per firmare entro poche ore un nuovo contratto con un altro impianto di biostabilizzazione, la Deco di Chieti, di proprietà della famiglia Di Zio, l’unico che ha dato disponibilità a trattare i rifiuti in Regione. Altri impianti pubblici non hanno garantito di poter lavorare lo stesso quantitativo di rifiuti dei 53 comuni, circa 150 tonnellate a settimana, per problemi tecnici, di mancanza di spazio o di assenza di autorizzazioni regionali.
La polemica. «Come mai l’impianto di contrada Casoni, a Chieti, è l’unico a poter trattare questi rifiuti? Perché non c’è un impianto pubblico che faccia questo trattamento?», domanda l'assessore all’ambiente del comune di Fossacesia, Andrea Natale, «perché non si riesce a completare l’impiantistica per favorire e rendere conveniente anche dal punto di vista economico la raccolta differenziata?». Natale, che fa appello ai Comuni di Lanciano, Ortona, Atessa, Casoli, Paglieta, Mozzagrogna, Torino di Sangro e Altino, chiede l’intervento immediato della Regione e della Provincia di Chieti per l’istituzione di tavolo di crisi «per risolvere l'emergenza in atto».
I comuni virtuosi. Ad essere penalizzati doppiamente dalla situazione di pre-emergenza sono però i Comuni cosiddetti “ricicloni”. Realtà come Casoli e Fossacesia, oltre a pagare caro per la raccolta differenziata “spinta”, si trovano a dover pagare doppiamente per un servizio che sarebbe inutile. «Produciamo una quantità esigua di indifferenziati», fa notare il sindaco di Casoli, Sergio De Luca, «ma la Regione non ci autorizza a scaricarli tal quali a Cerratina. Dobbiamo quindi pagare la tritovagliatura mobile, il trasporto all’Aciam di Aielli e lo smaltimento. Nel caso della Deco, ci troviamo per assurdo a pagare ancora di più: se ci va bene 153 euro a tonnellata a fronte delle 136 euro attuali, se ci va male addirittura 169 euro a tonnellata. Per il comune di Casoli si tratta di 20 mila euro in più all’anno. Purtroppo ad essere penalizzati sono sempre i cittadini che pagano due volte. L’inefficienza della Regione e della politica scellerata del centrodestra», prosegue De Luca, «fa sì che la Regione non determini i costi base per proteggere i comuni dai costi esorbitanti dei privati e favorisca così l’attivazione di un vero e proprio regime di monopolio per fare meno cose di quelle che si facevano prima, ma ad un costo maggiore».
L’emergenza. «Si vuole operare in emergenza per bypassare tutte le regole e favorire i privati», attacca il vicesindaco di Lanciano, Pino Valente, «così non può andare avanti: non si può scaricare sui cittadini l’inefficienza della Regione. La EcoLan ci deve spiegare inoltre tante cose, prima fra tutte: che fine ha fatto il tesoretto di svariati milioni di euro sui rifiuti arrivati in discarica?».
Daria De Laurentiis
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