Risarcimento di 15 mila euro per le molestie
Commessa non si accontenta della multa di 100 euro patteggiata dallo stalker e va dal giudice civile
LANCIANO. Per mesi è stata insultata e minacciata via telefono sul posto di lavoro, tanto da arrivare a dimettersi per ritrovare la tranquillità. Autore delle molestie era il titolare del negozio vicino a quello dove la giovane commessa straniera lavorava e che, denunciato, ha patteggiato appena 100 euro di ammenda. A dare giustizia alla donna è stato, alla fine, il tribunale civile che ha condannato il molestatore a 15 mila euro come risarcimento dei danni.
K.Z. lavorava come commessa in un centro commerciale del circondario. Era stata assunta a fine 2006 e dopo pochi giorni aveva iniziato a ricevere strane telefonate all’apparecchio del negozio solo durante il suo turno di lavoro. Prima mute e poi, dal dicembre 2007, ingiuriose: oltre agli insulti, la voce maschile le intimava di tornarsene nel suo Paese. In più l’uomo pareva conoscere spostamenti e abitudini della ragazza, che viveva ormai in uno stato di ansia. Negli ultimi mesi doveva farsi riaccompagnare a casa dal suo titolare o da altri. Esasperata, nel maggio 2008, si era dimessa. Nel frattempo aveva sporto denuncia alla polizia. Le indagini hanno individuato le utenze telefoniche da cui partivano le telefonate, tutte riconducibili a A.F., titolare del negozio adiacente.
L’uomo, di 23 anni più vecchio, ha negato le accuse, ammettendo solo alcune telefonate mute, e nel corso del giudizio ha patteggiato la pena di 100 euro di ammenda. Da qui la decisione di K.Z., rappresentata dall’avvocato Ubaldo Cipollone, di intentare la causa civile per risarcimento danni. Il giudice Giancarlo De Filippis ha riconosciuto la condotta da “stalker” (lo stalking è stato riconosciuto come reato nel 2009) di A.F., «un comportamento non solo molesto», scrive il giudice nella sentenza, «ma che rivelava come controllasse gli spostamenti e la condotta della commessa, ingenerando in quest’ultima un comprensibile stato di ansia». L’uomo è stato condannato al pagamento di 15mila euro, per risarcire la giovane anche della perdita del lavoro.
Stefania Sorge
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