Rivincita dei fannulloni La Asl si riprende il record di assenteismo
Dati rovesciati dopo un anno I giorni di malattia aumentati del 66% In comune i posti vuoti segnano più 20%.
LANCIANO. Riesplode il fenomeno assenteismo nella Asl Lanciano-Vasto. Rispetto a un anno fa (il raffronto è ottobre 2009 su 2008), i dipendenti dell’azienda sanitaria si sono assentati per malattia 882 giorni in più, con un incremento del 66,3 per cento. Anche in Comune le assenze sono aumentate oltre il 20 per cento. La marcia indietro sul decreto Brunetta, che aveva ampliato gli orari in cui i lavoratori in malattia devono farsi trovare per le visite fiscali e imposto penali economiche per le assenze, ha riallargato le maglie dei controlli, dove si infilano furbetti e fannulloni. E davanti a un certificato medico aziende ed enti alzano le mani.
Sono più cagionevoli di salute rispetto a un anno fa dirigenti medici, non medici e personale del comparto (infermieri, tecnici e ausiliari). I dati del monitoraggio effettuato dal ministro di Renato Brunetta sono a dir poco impietosi: alla Asl Lanciano-Vasto va la maglia nera in Abruzzo per il numero di assenze per malattia. Un dato che va controcorrente rispetto a quello di otto mesi fa: a febbraio i giorni di malattia erano scesi del 62,8 per cento, ponendo l’azienda sanitaria frentana addirittura al quinto posto in Italia per l’entità del calo delle assenze dei dipendenti. Che cosa è successo nel giro di qualche mese? «Una fetta di assenteisti indubbiamente c’è, ma il dato sembra eccessivo», dice Emilio Meo, rappresentante dei sindacati di base, «andrebbero fatte distinzioni, analizzate le cause dei giorni di assenza: ci sono problemi di salute dovuti alle condizioni di lavoro, specie in corsia. Sappiamo bene che nei nostri ospedali il personale non abbonda, anzi spesso nei reparti manca, tanto che si è dovuto ricorrere alla esternalizzazione dei servizi».
«Questo dato così alto dipende dalla riduzione delle fasce orarie per la reperibilità», sostiene Patrizia Bianchi del sindacato Nursing up degli infermieri, «prima i controlli potevano arrivare a tutte le ore del giorno, adesso siamo tornati a un paio d’ore la mattina e un paio nel pomeriggio. E i certificati sono ricomparsi in abbondanza. Questa situazione finirà quando uscirà una regolamentazione sulle assenze e sul tipo di patologie per le quali si possono richiedere, che pare il ministero stia elaborando in questo periodo».
L’entrata in vigore del cosiddetto decreto Brunetta anti-fannulloni, lo scorso anno, aveva ristretto le maglie dei controlli: visite fiscali a tutte le ore, tranne dalle 13 alle 14, abbinate con penalizzazioni economiche pesanti specie per alcune categorie. In alcuni casi aveva prodotto l’effetto di mandare in ufficio la gente con qualche decimo di febbre, ma i risultati si erano visti.
Anche nella Asl Lanciano-Vasto ovviamente (- 62,8 per cento di assenze). La marcia indietro prima dell’estate ha riportato alle vecchie fasce orarie (10-12 e 17-19) e ai vecchi problemi. Come dire, parafrasando un celebre detto, l’occasione fa il lavoratore assenteista.
Anche il Comune fa i conti con una quota importante di malati che disertano il lavoro. «Ci sono diversi casi di assenze previsti dalla legge, come il diritto all’accompagnamento e quello allo studio, o il distacco sindacale, ma l’obiettivo è di abbassare la quota salvaguardando i casi gravi», dice l’assessore al personale, Ermando Bozza (Pdl), «va bene rispettare norme e leggi, ma le assenze pesano sull’ente. Ho raccomandato ai dirigenti di stringere sui controlli: bisogna verificare i vari casi e prevedere meno incentivi e progressioni per chi fa troppe assenze».
Ma prima o poi bisognerà vedere pure quanto ha inciso nel fenomeno l’influenza A.
Sono più cagionevoli di salute rispetto a un anno fa dirigenti medici, non medici e personale del comparto (infermieri, tecnici e ausiliari). I dati del monitoraggio effettuato dal ministro di Renato Brunetta sono a dir poco impietosi: alla Asl Lanciano-Vasto va la maglia nera in Abruzzo per il numero di assenze per malattia. Un dato che va controcorrente rispetto a quello di otto mesi fa: a febbraio i giorni di malattia erano scesi del 62,8 per cento, ponendo l’azienda sanitaria frentana addirittura al quinto posto in Italia per l’entità del calo delle assenze dei dipendenti. Che cosa è successo nel giro di qualche mese? «Una fetta di assenteisti indubbiamente c’è, ma il dato sembra eccessivo», dice Emilio Meo, rappresentante dei sindacati di base, «andrebbero fatte distinzioni, analizzate le cause dei giorni di assenza: ci sono problemi di salute dovuti alle condizioni di lavoro, specie in corsia. Sappiamo bene che nei nostri ospedali il personale non abbonda, anzi spesso nei reparti manca, tanto che si è dovuto ricorrere alla esternalizzazione dei servizi».
«Questo dato così alto dipende dalla riduzione delle fasce orarie per la reperibilità», sostiene Patrizia Bianchi del sindacato Nursing up degli infermieri, «prima i controlli potevano arrivare a tutte le ore del giorno, adesso siamo tornati a un paio d’ore la mattina e un paio nel pomeriggio. E i certificati sono ricomparsi in abbondanza. Questa situazione finirà quando uscirà una regolamentazione sulle assenze e sul tipo di patologie per le quali si possono richiedere, che pare il ministero stia elaborando in questo periodo».
L’entrata in vigore del cosiddetto decreto Brunetta anti-fannulloni, lo scorso anno, aveva ristretto le maglie dei controlli: visite fiscali a tutte le ore, tranne dalle 13 alle 14, abbinate con penalizzazioni economiche pesanti specie per alcune categorie. In alcuni casi aveva prodotto l’effetto di mandare in ufficio la gente con qualche decimo di febbre, ma i risultati si erano visti.
Anche nella Asl Lanciano-Vasto ovviamente (- 62,8 per cento di assenze). La marcia indietro prima dell’estate ha riportato alle vecchie fasce orarie (10-12 e 17-19) e ai vecchi problemi. Come dire, parafrasando un celebre detto, l’occasione fa il lavoratore assenteista.
Anche il Comune fa i conti con una quota importante di malati che disertano il lavoro. «Ci sono diversi casi di assenze previsti dalla legge, come il diritto all’accompagnamento e quello allo studio, o il distacco sindacale, ma l’obiettivo è di abbassare la quota salvaguardando i casi gravi», dice l’assessore al personale, Ermando Bozza (Pdl), «va bene rispettare norme e leggi, ma le assenze pesano sull’ente. Ho raccomandato ai dirigenti di stringere sui controlli: bisogna verificare i vari casi e prevedere meno incentivi e progressioni per chi fa troppe assenze».
Ma prima o poi bisognerà vedere pure quanto ha inciso nel fenomeno l’influenza A.