Salta il Consiglio, l'Udc rinuncia al gettone

Sciolta la seduta sulla trasparenza. Il sindaco: accordo trasversale per non sprecare soldi

CHIETI. Il consiglio comunale viene sciolto per mancanza del numero legale con appena 12 consiglieri, sindaco compreso, che hanno risposto presente all'appello del vice presidente del consiglio Dario Marrocco. La minoranza ha disertato il consiglio al pari del gruppo consiliare del Pdl mentre l'Udc si è presentato in aula ma ha comunicato la propria rinuncia al gettone di presenza. Lo stesso ha fatto Stefano Rispoli, consigliere del Pdl. Resta, comunque, l'imbarazzo per un consiglio farsa riunito in seconda convocazione per trattare l'ordine del giorno firmato da Giovanni Di Paolo, consigliere di Chieti per Chieti, il quale ha chiesto l'istituzione di una diretta web dei consigli comunali per favorire una maggiore trasparenza con la cittadinanza. L'ordine del giorno poteva e doveva essere discusso nel consiglio di lunedì quando, invece, è caduto il numero legale in aula proprio poco prima che si prendesse in considerazione l'iniziativa politica del consigliere di minoranza Di Paolo. Così è scattata la seconda convocazione del consiglio che ha innescato una serie di polemiche a catena sui costi della politica teatina. Riunire un consiglio costa ai contribuenti, infatti, quasi 4 mila euro. Nella tasca di ogni consigliere vanno 65 euro al netto delle imposte, poi bisogna pagare il personale di segreteria, gli uscieri e i vigili urbani chiamati a svolgere un servizio d'ordine. Centrodestra e centrosinistra hanno cercato un accordo a margine della commissione dei lavori pubblici.

E' stata trovata un'intesa di massima tra Luigi Febo, consigliere di Chieti per Chieti legato al Pd, e Vincenzo Ginefra, capogruppo Pdl.

Si è convenuto, almeno a parole, di disertare il consiglio per evitare di gravare sulle casse del Comune.

«C'è stata un'intesa trasversale», afferma il sindaco Umberto Di Primio, «per non spendere soldi inutilmente». Dello stesso avviso il capogruppo Pdl Ginefra. «Non ci siamo presentati in aula perché questo era l'accordo assunto con la gran parte dei gruppi rappresentati in consiglio. Abbiamo deciso», aggiunge Ginefra, «di non partecipare ad una inutile e dispendiosa seduta per la trattazione di un solo punto all'ordine del giorno». Di tutt'altro avviso il Pd. «Il gruppo», sottolinea Alessandro Marzoli, «ha disertato il consiglio per salvaguardare le risorse della città. Rifiutiamo la logica del centrodestra che ha preferito rimandare in seconda convocazione la seduta del consiglio malgrado disponga di un'ampissima maggioranza».

Hanno ignorato gli appelli alla diserzione i consiglieri di Giustizia sociale, Enrico Bucci e Achille Cavallo, il consigliere del Pd Marco Marino e l'intero gruppo dell'Udc. Che, però, ha rinunciato formalmente al gettone di presenza proponendo l'istituzione di un fondo, grazie ai consigli sciolti, da impiegare nel sociale.

«Ci siamo presentati in aula», precisa Alessandro Giardinelli, capogruppo Udc, «solo per rispetto istituzionale».

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