«Salvare Negri Sud e personale»
Appello di Cgil, Cisl e Uil: il commissario liquidatore sia esterno alla struttura. La onlus ci preoccupa
SANTA MARIA IMBARO. Salvare non solo il marchio Mario Negri Sud, il prestigioso “contenitore” riconosciuto in Italia e all’estero, ma anche e soprattutto il suo contenuto, quei lavoratori cioè, che in oltre 25 anni di storia della ricerca in Abruzzo, hanno contribuito a produrre importanti pagine scientifiche, fondamentali per la vita e la salute umana. È l’appello dei sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Cgil Abruzzo, tramite i rispettivi rappresentanti Sergio Aliprandi, Ernesto Magnifico e Rita Candeloro che ieri mattina hanno commentato l’avvio della procedura di liquidazione del centro di ricerca biomedica e farmacologica.
Il commissario. «È fondamentale», hanno ribadito le sigle sindacali, «che il commissario liquidatore nominato dal prefetto sia un esterno, autonomo e indipendente e non associabile in alcun modo al Negri Sud». Voci di corridoio, in un palazzo - la sede del Negri Sud a Santa Maria Imbaro - che giorno dopo giorno si sta svuotando di speranza e anche di ricercatori e personale, è che potrebbe essere proprio un dipendente colui che deve decidere del destino dei suoi colleghi, in bilico, in guerra e senza stipendio ormai da un anno.
La liquidazione. «Per legge», spiegano i rappresentanti sindacali, «i commissari delle fondazioni non automaticamente devono liquidare. Potrebbero invece ancora proporre un piano di ristrutturazione, mantenendo tutte le linee di ricerca che ci sono, quelle importanti per la salute dei cittadini, e che abbiano valenza sociale, la stessa che ha garantito il Negri finora proprio grazie ai suoi dipendenti, la maggior parte dei quali abruzzesi».
Il debito. «Chiediamo che sia fatta finalmente chiarezza», fanno appello Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Cgil Abruzzo, «e che i bilanci siano divisi per annualità. Nel momento del passaggio da consorzio a Fondazione il debito doveva essere azzerato. E invece gli unici effetti di questa trasformazione sono stati che prima il debito era a carico del Negri Milano per il 75% e dopo era equamente ripartito assieme a Provincia e Regione, vale a dire sulle tasche di noi cittadini». Il debito, che fino a qualche settimana fa si attestava su 4.600.000 euro, è arrivato a toccare quota 7 milioni. Il peso più cospicuo riguarda il debito accumulato nei confronti del personale, senza stipendio da un anno.
La onlus. «Ci preoccupa il voler utilizzare la onlus, da sempre all’interno del Negri Sud, al posto della Fondazione», rimarcano i sindacati. «Una onlus è per sua definizione senza scopo di lucro e non può fare attività commerciale. Come si pagherebbero quindi gli stipendi? Che ricerche saranno portate avanti, e come?». Se le attività di ricerca del Negri Sud resteranno nella sede di Santa Maria Imbaro si pone anche il problema dei costi di gestione: chi pagherà l'affitto? Chi le spese di gestione ordinaria e di manutenzione? E cosa ne sarà della strumentazione?
La Regione. «Siamo molto delusi dall'atteggiamento delle istituzioni e in particolar modo dalla Regione», attaccano i sindacati, «non siamo mai stati ricevuti, nemmeno per capire cosa avevamo da proporre, come ad esempio percorrere la strada dei ministeri della Ricerca e della Sanità per alcuni tipi di ricerca. Anche l’attuale presidente Luciano D'Alfonso è venuto a promettere soluzioni in campagna elettorale, poi non l’abbiamo più visto».
Che cosa resta. I dipendenti e ricercatori intanto, dopo la delusione, le lacrime e l’amarezza, sono costretti, fino alla decisione del commissario, ad andare al lavoro. «Abbiamo delle attività di ricerca da rendicontare», spiegano, «non possiamo fermarci». Ma in tanti hanno cominciato a riporre effetti personali negli scatoloni: l’addio sembra essere molto vicino.
Daria De Laurentiis
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