San Marco, vince la Fim ma il futuro fa paura

I 230 lavoratori rinnovano le Rsu e le Rls negli stabilimenti di Lanciano e Atessa L’azienda fallita ceduta in affitto al gruppo Stola ma dovrebbe andare all’asta

LANCIANO. È la Fim-Cisl il primo sindacato nella San Marco, azienda storica del Frentano operante nel settore automotive con sedi a Lanciano ed Atessa. Nei giorni scorsi si sono svolte le elezioni delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie) con una partecipazione altissima dei lavoratori: il 90%. Nello stabilimento di Lanciano la Fim ha totalizzato 60 voti con l’assegnazione di due Rsu e 1 Rls (responsabile dei lavoratori per la sicurezza). Alla Uilm e alla Fiom sono andati rispettivamento 19 voti (1 Rsu) e 17 voti (nessuna Rsu). La Fim è primo sindacato anche nello stabilimento di Atessa, con 28 preferenze (2 Rsu e 1 Rsl). Alla Uilm sono andati 23 voti (1 rsu) e alla Fiom 4 voti con nessun rappresentante eletto.

«È un grande risultato», commenta Primiano Biscotti, responsabile di Chieti-Pescara Fim-Cisl, «da sottolineare l’ottima prestazione delle Rsu Patrizio Cocco a Lanciano con 46 voti e di Mario Iacovone ad Atessa con 18 voti. Ma in generale tutti i candidati Fim hanno dato il loro prezioso contributo. Ringraziando i lavoratori per la fiducia che hanno riposto in noi, il netto risultato nell’azienda storica di Lanciano è chiaro e premia il lavoro fatto della Fim e dei nostri delegati in questi anni in un’azienda che ha passato momenti difficili. Le difficoltà del gruppo», prosegue Biscotti, «non sono finite e riteniamo questo risultato un punto di partenza che ci stimolerà maggiormente ad affrontare i prossimi mesi».

Il futuro dell’azienda, i cui circa 230 dipendenti sono stati acquisiti tre anni fa assieme a sito, ordinativi e macchinari dal gruppo Stola di Torino, si preannuncia molto difficile. L’azienda storica, leader nel settore della costruzione di guardrail e di mezzi militari, è stata dichiarata fallita dal tribunale di Lanciano lo scorso 2012. L’azienda metalmeccanica è stata ceduta in affitto al gruppo torinese, ma nei prossimi mesi dovrebbe andare definitivamente all’asta. Le cose tuttavia non vanno bene. Le lavorazioni per la Iveco e per il settore stradale, per scelta del gruppo subentrato alla famiglia Sideri, non si fanno più. Restano in piedi solo le lavorazioni per la Sevel, che continua a richiedere ordinativi, e per il settore militare che, tuttavia, da circa un anno ha fatto drasticamente scendere le richieste. Oltre la metà dei circa 160 lavoratori rimasti tra Lanciano e Atessa è in cassa integrazione. A fine anno scade la cassa ordinaria e si dovranno trovare nuove soluzioni per l’utilizzo degli ammortizzatori sociali.

Il timore dei dipendenti è che all’asta si ceda un solo settore dell'azienda, con una grave diminuzione del personale. Manca inoltre un serio piano industriale che faccia capire dove e con cosa si può aggredire il mercato per salvare una delle prime fabbriche del tessuto industriale frentano, un punto di riferimento per intere generazioni di dipendenti e per il settore autostradale e metalmeccanico.

Daria De Laurentiis

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