Sarta uccisa e rapinata dentro casa: l’assassino chiede lo sconto di pena 

Accusato di omicidio volontario pluriaggravato, Flavio Giovanni Meo vuole il giudizio abbreviato  Ma per questi reati, codice penale alla mano, non si può. Il caso arriva davanti al giudice l’11 luglio

GISSI. La procura di Vasto ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato con la prima udienza in Corte d’assise, a Lanciano, già fissata per il 6 dicembre. Ma prima di quella data, ovvero l’11 luglio, Flavio Giovanni Meo, 60 anni, accusato di aver ucciso con una coltellata e rapinato nella sua casa di Gissi la sarta ottantaquattrenne Carolina D’Addario il 23 dicembre 2023, comparirà davanti al giudice Anna Rosa Capuozzo per chiedere di essere processato con il rito abbreviato che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena. Ma la strada verso l’ammissione al rito alternativo è quanto mai in salita per l’imputato. La legge numero 33 del 12 aprile 2019, infatti, esclude questa possibilità per i reati puniti con l’ergastolo. E le contestazioni mosse dai pubblici ministeri Vincenzo Chirico e Silvia Di Nunzio nei confronti di Meo sono da carcere a vita: omicidio volontario, rapina, violazione di domicilio e porto ingiustificato di oggetti atti a offendere, reati tutti pluriaggravati.
Secondo l’accusa, sono bastati 20.500 euro e pochi gioielli per armare una mano omicida. Un bottino che non cambia un’esistenza, ma sufficiente a trasformare in un assassino un uomo che non aveva mai fatto a pugni con la giustizia.
Meo ha avuto gioco facile contro la storica sarta del paese: una coltellata, vibrata all’altezza del polmone, ne ha azzerato subito le reazioni. La morte non deve avere tardato tanto ad arrivare. Il resto è stato una facile conseguenza: il sessantenne, operaio, ha arraffato soldi e gioielli da un cassetto, forzato con un paio di forbici, in quella stessa casa al civico 6 di corso Remo Gaspari in cui lui, a novembre, aveva aggiustato una porta. La svolta nel giallo di Gissi è arrivata dopo che l’autopsia, eseguita dal medico legale Pietro Falco, ha svelato che Carolina non era morta per cause naturali, come inizialmente certificato dal medico del 118, ma per una violenta pugnalata.
I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Chieti, della compagnia di Vasto e del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) di Roma hanno raccolto una montagna di prove che incastrano l’assassino. La prima, schiacciante, è rappresentata dalle immagini del sistema di videosorveglianza della zona: Meo è stato ripreso dalle telecamere mentre si allontanava dalla casa di D’Addario e puliva il coltello sulla maglia. I soldi e l’oro li aveva portati con sé, nell’abitazione in cui vive al civico 3 di via Piazza Nuova, ad appena 46 metri di distanza dal luogo del delitto: li aveva riposti in un’intercapedine, una sorta di nascondiglio ricavato in un gradino delle scale interne. E in quel punto sono stati trovati dai carabinieri, che hanno recuperato anche l’arma del delitto – un coltello da cucina con la lama di 22 centimetri – gettata sotto un muraglione alle porte del paese.
L’imputato, rinchiuso nel carcere di Frosinone, è assistito dall’avvocato Carmine Luigi Masciulli. I familiari dell’anziana, invece, sono assistiti dagli avvocati Alessandro Orlando e Agostino Chieffo.
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