trattamento di fine rapporto
Sasi fa condannare il ministero dell’Economia
LANCIANO. Il tribunale dell’Aquila ha condannato il ministero dell’Economia a rimborsare alla Sasi 130 mila euro di spese sostenute per il trattamento di fine rapporto (Tfr) di due dipendenti dell’e...
LANCIANO. Il tribunale dell’Aquila ha condannato il ministero dell’Economia a rimborsare alla Sasi 130 mila euro di spese sostenute per il trattamento di fine rapporto (Tfr) di due dipendenti dell’ex Consorzio acquedottistico di Lanciano.
La sentenza, di pochi giorni fa, arriva dopo una lunga e complessa controversia giudiziale durata sette anni. La questione ha riguardato alcuni dipendenti (una decina in totale) del Consorzio acquedottistico lancianese che avevano, inizialmente, prestato servizio presso la Cassa per il Mezzogiorno e successivamente erano stati trasferiti, in forza di legge, prima alle dipendenze della Regione Abruzzo e poi a quelle del Consorzio stesso, dove avevano prestato servizio fino alla data di collocamento a riposo. Una volta raggiunta l’età pensionabile, i lavoratori hanno ottenuto dal giudice del lavoro del tribunale di Lanciano la condanna del Consorzio, quale ultimo datore di lavoro, al pagamento del trattamento di fine rapportoper l’intero periodo lavorativo e per gli anni passati, questi ultimi trascorsi alle dipendenze di altri datori di lavoro, ovvero la Regione e la Cassa per il Mezzogiorno.
In base alla sentenza, la Regione ha rimborsato completamente la Sasi, che ha sostituito il Consorzio acquedottistico, delle somme pagate ai lavoratori a titolo di Tfr per il periodo di propria competenza. «Il ministero delle Finanze, competente per le questioni della Cassa per il Mezzogiorno ha, invece, comunicato alla Sasi di non essere tenuto ad alcun rimborso», spiega l’avvocato Nicola Paglione, che ha rappresentato la società del servizio idrico nella causa, «non ritenendo esistente alcun rapporto di continuità tra il rapporto di lavoro prestato dai ricorrenti alle dipendenze della Cassa per il Mezzogiorno e quello alle dipendenze del Consorzio acquedottistico. Di qui la lunga controversia, risolta dal tribunale dell’Aquila con una sentenza che ha ritenuto fondate le pretese della Sasi».
Stefania Sorge
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