Scoperto in mare un giacimento di petrolio
Piattaforma inglese a 7 chilometri al largo di Ortona scava fino a 2.310 metri
VASTO. E’ stato trovato il petrolio al largo della costa chietina, più in particolare a 7 chilometri dal porto di Ortona in direzione San Vito, lì dove da mesi staziona la piattaforma “Ombrina mare 2” della Mog, “Mediterranean oil and gas”, compagnia londinese quotata alla Borsa inglese, specializzata nella ricerca dell’oro nero.
Ad annunciarlo è la stessa società - che ha sede anche a Roma con la Medoil gas Italia Spa - sul suo sito. Le trivelle hanno scoperto il giacimento a 2.310 metri di profondità e tutto lascia pensare che da lì potranno essere estratti qualcosa come 400 barili al giorno di petrolio per un totale da un minimo di 23 milioni di barili a un massimo di 60 milioni.
Per fare un confronto si pensi che negli Ottanta, quando il prezzo del petrolio era ben altra cosa rispetto a quello di oggi, la Elf chiuse, perché “antieconomico”, il pozzo gemello “Ombrina mare 1”, che aveva una medesima stima di 400 barili al giorno ma per un totale di 5 milioni. «Oggi, invece, l’operazione comunque converrebbe», fa notare al telefono da Londra Sergio Morandi, amministratore delegato della compagnia con un non tanto velato senso di ottimismo.
Per arrivare a questo c’è tempo. Perché ciò che è stato trovato nelle profondità dell’Adriatico viene definito dai tecnici “un indizio di idrocarburi”. «L’operazione di perforazione non è terminata, nella prossima settimana si potranno valutare i risultati», spiega il manager della Mog. La public company londinese si appresta a fare i test di valutazione su quanto rinvenuto per scoprire la “commerciabilità” del prodotto. «Dalle prime prove sembra che la qualità non sia eccelsa, ma tutto questo era stato già messo in preventivo: si tratta del coronamento di un duro lavoro», riprende Morandi con un pensiero anche alle quotazioni di Borsa.
La Mog afferma di aver investito circa 10 milioni di euro. I 400 barili di petrolio al giorno giustificherebbero ampiamente l’investimento. Tanto più che la società andrebbe a richiedere ai ministeri dell’Attività produttive e dell’Ambiente, il rinnovo dei diritti minerari per altri due cicli di tre anni ciascuno. E senza dover per questo informare gli enti locali. Se non per motivi di buon vicinato.
Ad annunciarlo è la stessa società - che ha sede anche a Roma con la Medoil gas Italia Spa - sul suo sito. Le trivelle hanno scoperto il giacimento a 2.310 metri di profondità e tutto lascia pensare che da lì potranno essere estratti qualcosa come 400 barili al giorno di petrolio per un totale da un minimo di 23 milioni di barili a un massimo di 60 milioni.
Per fare un confronto si pensi che negli Ottanta, quando il prezzo del petrolio era ben altra cosa rispetto a quello di oggi, la Elf chiuse, perché “antieconomico”, il pozzo gemello “Ombrina mare 1”, che aveva una medesima stima di 400 barili al giorno ma per un totale di 5 milioni. «Oggi, invece, l’operazione comunque converrebbe», fa notare al telefono da Londra Sergio Morandi, amministratore delegato della compagnia con un non tanto velato senso di ottimismo.
Per arrivare a questo c’è tempo. Perché ciò che è stato trovato nelle profondità dell’Adriatico viene definito dai tecnici “un indizio di idrocarburi”. «L’operazione di perforazione non è terminata, nella prossima settimana si potranno valutare i risultati», spiega il manager della Mog. La public company londinese si appresta a fare i test di valutazione su quanto rinvenuto per scoprire la “commerciabilità” del prodotto. «Dalle prime prove sembra che la qualità non sia eccelsa, ma tutto questo era stato già messo in preventivo: si tratta del coronamento di un duro lavoro», riprende Morandi con un pensiero anche alle quotazioni di Borsa.
La Mog afferma di aver investito circa 10 milioni di euro. I 400 barili di petrolio al giorno giustificherebbero ampiamente l’investimento. Tanto più che la società andrebbe a richiedere ai ministeri dell’Attività produttive e dell’Ambiente, il rinnovo dei diritti minerari per altri due cicli di tre anni ciascuno. E senza dover per questo informare gli enti locali. Se non per motivi di buon vicinato.