La donna si è liberata sabato sera ed è corsa dai carabinieri, in stato di fermo i due aggressori
Sequestrata e violentata per 2 giorni
Una badante romena vittima degli abusi di due connazionali
SAN SALVO. Di lui si fidava. Non pensava potesse farle del male. Per questo quando venerdì M.V., 40 anni, operaio edile, romeno, l’ha invitata a entrare in casa, ha accettato senza esitazione. Ma per Michela, 55 anni, badante, anche lei romena, è stato come entrare in un incubo: sequestrata, picchiata e violentata per due giorni dall’amico e da un altro connazionale, V.H., 35 anni.
L’inferno è finito sabato sera: quando i due uomini si sono addormentati e la badante è riuscita a liberarsi e fuggire dalla “prigione” e a chiedere aiuto ai carabinieri. I due presunti stupratori sono ora nel carcere di Torre Sinello in stato di fermo di polizia giudiziaria. Sono accusati di violenza sessuale e sequestro di persona.
«Volevo solo un lavoro». Piange Michela mentre i medici del pronto soccorso del San Pio medicano i segni lasciati dalla violenza sul suo corpo. Molto più difficile sarà però curare le altre “ferite”, quelle che ti sfregiano la dignità, ti segnano il cuore, l’anima. Il tradimento dell’amico fa quasi più male del dolore fisico. «E’ una brutta storia», dicono i carabinieri che con l’aiuto di conoscenti e vicini di casa cercano di ricostruire l’accaduto e soprattutto trovare riscontri oggrttivi al racconto di Michela.
Questa, la versione della badante: tutto è cominciato venerdì 21 agosto. M.V. sa che Michela è alla ricerca di un lavoro. Avvicina la donna e la invita a seguirlo a casa sua per contattare un possibile datore di lavoro. Non appena la donna varca la soglia però M.V. chiude a chiave la porta, aggredisce la badante, la trascina su un divano e la violenta. Michela piange, urla, supplica l’amico di lasciarla andare. Ma M.V., completamente ubriaco, non l’ascolta, anzi, chiama al telefono un altro connazionale. Pochi minuti dopo l’uomo arriva e abusa a sua volta della 55enne.
L’inferno prosegue anche il giorno dopo, fino a quando stremati fisicamente, anche dall’alcol i due uomini si addormentano. E’ a quel punto che Michela raccogliendo le poche forze rimaste riesce a fuggire. Raggiunge la stazione dei carabinieri e chiede aiuto.
La donna è stravolta. I militari cercano di calmarla. Due carabinieri l’accompagnano al pronto soccorso. Le perizie mediche confermano la violenza subita. Gli investigatori rintracciano quindi i due presunti stupratori e li accompagnano in caserma.
Loro negano le accuse, ma i carabinieri hanno raccolto diversi indizi che inchiodano i due operai alle loro responsabilità. Questa mattina M.V. e V.H verranno interrogati dal magistrato. Subito dopo l’autorità giudiziaria deciderà se tramutare o meno il fermo in arresto.
L’inferno è finito sabato sera: quando i due uomini si sono addormentati e la badante è riuscita a liberarsi e fuggire dalla “prigione” e a chiedere aiuto ai carabinieri. I due presunti stupratori sono ora nel carcere di Torre Sinello in stato di fermo di polizia giudiziaria. Sono accusati di violenza sessuale e sequestro di persona.
«Volevo solo un lavoro». Piange Michela mentre i medici del pronto soccorso del San Pio medicano i segni lasciati dalla violenza sul suo corpo. Molto più difficile sarà però curare le altre “ferite”, quelle che ti sfregiano la dignità, ti segnano il cuore, l’anima. Il tradimento dell’amico fa quasi più male del dolore fisico. «E’ una brutta storia», dicono i carabinieri che con l’aiuto di conoscenti e vicini di casa cercano di ricostruire l’accaduto e soprattutto trovare riscontri oggrttivi al racconto di Michela.
Questa, la versione della badante: tutto è cominciato venerdì 21 agosto. M.V. sa che Michela è alla ricerca di un lavoro. Avvicina la donna e la invita a seguirlo a casa sua per contattare un possibile datore di lavoro. Non appena la donna varca la soglia però M.V. chiude a chiave la porta, aggredisce la badante, la trascina su un divano e la violenta. Michela piange, urla, supplica l’amico di lasciarla andare. Ma M.V., completamente ubriaco, non l’ascolta, anzi, chiama al telefono un altro connazionale. Pochi minuti dopo l’uomo arriva e abusa a sua volta della 55enne.
L’inferno prosegue anche il giorno dopo, fino a quando stremati fisicamente, anche dall’alcol i due uomini si addormentano. E’ a quel punto che Michela raccogliendo le poche forze rimaste riesce a fuggire. Raggiunge la stazione dei carabinieri e chiede aiuto.
La donna è stravolta. I militari cercano di calmarla. Due carabinieri l’accompagnano al pronto soccorso. Le perizie mediche confermano la violenza subita. Gli investigatori rintracciano quindi i due presunti stupratori e li accompagnano in caserma.
Loro negano le accuse, ma i carabinieri hanno raccolto diversi indizi che inchiodano i due operai alle loro responsabilità. Questa mattina M.V. e V.H verranno interrogati dal magistrato. Subito dopo l’autorità giudiziaria deciderà se tramutare o meno il fermo in arresto.