Servizi sanitari ridotti protestano cinque sindaci
Dal 1° marzo niente più vaccinazioni nei distretti di Fossacesia e San Vito Utenti costretti ad andare a Lanciano: «Scelta sbagliata, la Asl ci ripensi»
FOSSACESIA. Compatti per dire no alla decisione dell’Azienda sanitaria Lanciano-Vasto-Chieti di cancellare le attività vaccinali e tutti gli altri servizi ambulatoriali, a partire dal 1° marzo, penalizzando l’utenza di cinque comuni del Chietino. I sindaci di Fossacesia, Fausto Stante; di San Vito Chietino, Rocco Catenaro; di Treglio, Roberto Doris; di Santa Maria Imbaro, Nicola Romagnoli e di Mozzagrogna, Tommaso Schips, non ci stanno e con un documento indirizzato alla Asl chiedono la riattivazione dell’attività vaccinale e delle altre prestazioni di sanità erogate nei distretti sanitari di Fossacesia e San Vito, minacciando di intraprendere azioni clamorose se l’azienda sanitaria non dovesse recede dalla decisione.
Sono pronti a forme di contestazione civili. «Non c’è una vera motivazione che giustifichi la scelta della Asl, che ci comunica l’accentramento dei servizi, a partire da marzo nell’Ufficio igiene di Lanciano in via don Minzoni», esordisce Fausto Stante. «Tale decisione deve essere riconsiderata visto il gran numero di vaccini che ogni anno vengono effettuati». Il sindaco snocciola i dati: «Circa 2.500 vaccinazioni a chiamata in tre sedute a settimana, che riguardano solo i bimbi dai sei mesi in su. Poi bisogna sommarci le vaccinazioni antinfluenzali a beneficio degli anziani e dei soggetti a rischio. Per quanto attiene il rispetto dei requisiti di sicurezza e di efficacia prevista dalla legge regionale 32 del 2007, i locali del distretto di Fossacesia, nuovi e accoglienti, sono regolarmente accreditati, e inoltre sono stati concessi in comodato d’uso gratuito dal Comune. Il distretto di San Vito Chietino è di proprietà dell’Asl».
A San Vito è a rischio anche la guardia medica. Insomma disagi a non finire. «Piuttosto», afferma il sindaco di San Vito, Rocco Catenaro, «se nella sanità c’è da far quadrare i conti, al posto di continuare nei tagli a servizi sanitari che pesano in modo irrisorio sulla bilancia della sanità, che iniziassero a sgrossare i costi stratosferici accumulati per supporto ai consensi elettorali degli ultimi 30 anni».
«Rivolgo un appello al presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, promotore di tale distretto e a tutti i governanti», aggiunge Nicola Romagnoli, sindaco di Santa Maria Imbaro, «affinchè si facciano carico di tale problema e che ci aiutino a difendere e tutelare i presidi di sanità pubblica, beni preziosi per la cittadinanza». « Abbiamo tutte le carte in regola per mantenere attivi questi servizi sanitari», aggiunge il vice di Mozzagrogna, Alba Brighella.
Linda Caravaggio
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