Sevel leader in cultura industriale
Nella fabbrica del Ducato crescono i manager e i talenti d’azienda
ATESSA. Non si possono produrre beni competitivi e aperti ai maggiori mercati del mondo se prima non si produce cultura industriale. Se questa è la risposta vincente della Sevel a quel fenomeno conosciuto come globalizzazione e col quale le imprese lottano tutti i giorni per restare nel panorama mondiale delle società che contano, ecco allora che lo stabilimento Fiat abruzzese diventa punto di riferimento per le sfide di oggi e di domani. A prescindere dalla crisi che ha fermato la produzione con 18 settimane di cassa integrazione.
Ne sanno qualcosa i dirigenti dell’azienda del furgone Ducato che per il secondo anno accolgono per due giorni una cinquantina di talenti e manager aziendali iscritti a un master della Luiss “Guido Carli” coordinato dal direttore Gabriele Gabrielli, docente di Organizzazione e gestione delle risorse umane, e con Marcello Lando, docente di Gestione della produzione industriale.
Sì, perché nel seminario si parla essenzialmente di risorse umane nelle varie sfaccettature: lancio di idee, trasferimento di conoscenze, partecipazione al ciclo produttivo, performance, In una parola: Sevel. Il tutto racchiuso nella “produzione agile”, la lean production. «Questo nome», spiega Alfredo Leggero, direttore della Sevel, «cerca di rendere con la sinteticità e l’ovvia genericità di uno slogan, una realtà estremanente complessa e tesa ad accrescere la flessibilità dell’impresa attraverso strutture organizzative agili, un’attività con l’intelligente partecipazione delle persone al processo produttivo, un uso delle tecnologie meglio integrato con l’attività umana».
In questo contesto la Fiat da qualche anno applica il programma Wcm, World class manufacturing, cioé la produzione di livello mondiale con eccellenze nei processi di qualità dei prodotti. E la Sevel è uno degli stabilimenti più avanti nel Wcm. «Ma è più importante», riprende Leggero, «che le fabbriche abbiano ripreso a generare idee e si è ripristinata una cultura del miglioramento e della sfida continua. Di conseguenza è migliorato il clima, sostenuto dal coinvolgimento di tutte le persone. Quello che si è innescato è un gigantesco processo di creazione e di trasferimento di conoscenze: le best practices, le pratiche migliori, presenti negli stabilimenti sono state raccolte e trasferite per mettere in circolazione e far condividere la conoscenza esistente».
Ai corsisti vengono mostrate anche le immagini del Family Day dello scorso anno, quello al quale l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, partecipò facendosi fotografare con ogni singolo lavoratore. La festa dello slogan “Protagonisti delle nostre vittorie”.
Secondo il professor Gabrielli, «la Sevel è una delle aziende Fiat che tengono la persona al centro dell’attività produttiva perché investe sui comportamenti. In questo periodo di crisi una risposta va data dalla riorganizzazione del lavoro, dalla capacità di stare sulla fabbrica, dalla riduzione degli errori». «La svolta di Marchionne alla Fiat è stata questa», aggiunge Lando, «cioè ha mostrato attenzione agli investimenti e alla tecnologia, ma soprattutto al personale. Del resto Marchionne non è un ingegnere ma un uomo di legge e soprattutto un filosofo».
Ne sanno qualcosa i dirigenti dell’azienda del furgone Ducato che per il secondo anno accolgono per due giorni una cinquantina di talenti e manager aziendali iscritti a un master della Luiss “Guido Carli” coordinato dal direttore Gabriele Gabrielli, docente di Organizzazione e gestione delle risorse umane, e con Marcello Lando, docente di Gestione della produzione industriale.
Sì, perché nel seminario si parla essenzialmente di risorse umane nelle varie sfaccettature: lancio di idee, trasferimento di conoscenze, partecipazione al ciclo produttivo, performance, In una parola: Sevel. Il tutto racchiuso nella “produzione agile”, la lean production. «Questo nome», spiega Alfredo Leggero, direttore della Sevel, «cerca di rendere con la sinteticità e l’ovvia genericità di uno slogan, una realtà estremanente complessa e tesa ad accrescere la flessibilità dell’impresa attraverso strutture organizzative agili, un’attività con l’intelligente partecipazione delle persone al processo produttivo, un uso delle tecnologie meglio integrato con l’attività umana».
In questo contesto la Fiat da qualche anno applica il programma Wcm, World class manufacturing, cioé la produzione di livello mondiale con eccellenze nei processi di qualità dei prodotti. E la Sevel è uno degli stabilimenti più avanti nel Wcm. «Ma è più importante», riprende Leggero, «che le fabbriche abbiano ripreso a generare idee e si è ripristinata una cultura del miglioramento e della sfida continua. Di conseguenza è migliorato il clima, sostenuto dal coinvolgimento di tutte le persone. Quello che si è innescato è un gigantesco processo di creazione e di trasferimento di conoscenze: le best practices, le pratiche migliori, presenti negli stabilimenti sono state raccolte e trasferite per mettere in circolazione e far condividere la conoscenza esistente».
Ai corsisti vengono mostrate anche le immagini del Family Day dello scorso anno, quello al quale l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, partecipò facendosi fotografare con ogni singolo lavoratore. La festa dello slogan “Protagonisti delle nostre vittorie”.
Secondo il professor Gabrielli, «la Sevel è una delle aziende Fiat che tengono la persona al centro dell’attività produttiva perché investe sui comportamenti. In questo periodo di crisi una risposta va data dalla riorganizzazione del lavoro, dalla capacità di stare sulla fabbrica, dalla riduzione degli errori». «La svolta di Marchionne alla Fiat è stata questa», aggiunge Lando, «cioè ha mostrato attenzione agli investimenti e alla tecnologia, ma soprattutto al personale. Del resto Marchionne non è un ingegnere ma un uomo di legge e soprattutto un filosofo».