LANCIANO
Si fa togliere il rene e salva la vita del marito e di uno sconosciuto
L’organo di una donna finisce in Spagna da dove arriva uno compatibile per il coniuge malato da cinque anni
LANCIANO. Ora sorridono. La dialisi è alle spalle, anche il trapianto di rene, c’è ancora tanta strada da fare per il recupero completo, ma aghi, dolore e sofferenza sono un ricordo. È la storia di Domenico Salomone, 59 anni, di Lanciano, che dopo anni di dialisi è riuscito a fare non solo il trapianto di rene, ma il primo intervento di rene internazionale “cross over” da donatori viventi. Protagonista lui, ma soprattutto sua moglie Menina Mastrocesare che il rene glielo ha donato, indirettamente. Ed è questa la modalità “cross over”. Il rene della donna non era compatibile con quello del marito Domenico, ma, grazie all’equipe dell’Azienda ospedaliera universitaria Pisana e a studi internazionali, è stata trovata una coppia donatore-ricevente compatibile in Spagna. Il rene di Menina è volato a Barcellona sul ricevente spagnolo e il donatore spagnolo ha dato il suo rene a Domenico.
«Un giorno indimenticabile quello del trapianto, il 19 luglio scorso», raccontano emozionati Domenico, Menina e il figlio Carmine che ha visto andare in sala operatoria prima la madre e poi il padre «e credevano non sarebbe mai arrivato». «Domenico stava facendo la dialisi ormai da 5 anni a Lanciano», dice Menina, «e sappiamo il calvario che si vive, doversi sottoporre a giorni alterni alla dialisi, cercare di lavorare e andare avanti. Era in lista di attesa per un rene sia a Pisa e sia all’Aquila, ma non arrivava. A Pisa, facendo dei controlli nel 2016, abbiamo scoperto grazie al professor Fabio Vistoli, che si stavano studiando dei trapianti oltre che da cadavere, da vivente e tra coppie non compatibili. Ci siamo offerti subito». «Mamma non ci ha pensato un attimo a donare il rene», aggiunge Carmine, «anche se era indirettamente per papà. Ha messo da parte timidezza e timore».
Da qui una serie di studi, screening, incroci con una ventina di coppie anche spagnole. Lo studio era internazionale, all’interno di un accordo che coinvolge Spagna, Francia, Italia e Portogallo per incrementare le risposte ai pazienti in attesa di ricevere un trapianto. «Dopo alcuni mesi è arrivato il responso positivo con una coppia spagnola, papà però ha dovuto prima superare altri problemi di salute», aggiunge Carmine, «poi il via libera e la mattina del 19 prima è andata mamma in sala operatoria e poi papà».
Il rene di Menina alle 9 era in volo per Barcellona, qui poi è stato prelevato il rene del donatore di Barcellona (mentre il ricevente era in sala operatoria per il trapianto del rene di Menina) e portato a Pisa per essere trapiantato su Domenico. Ore di lavoro per l’equipe pisana guidata dai professori Ugo Boggi e Fabio Vistoli. «Sappiamo», dice Menina, «che la coppia è formata da un uomo e una donna di 39 e 46 anni, quindi giovani, e che stanno bene. Siamo felici».
Un esempio di altruismo quello di Menina visto che il suo rene ha salvato due vite, quella di Domenico, che ha ricevuto un rene compatibile, e di un uomo spagnolo che grazie al suo rene vive. «Dopo la rianimazione e i controlli continui va meglio», chiude Menina, «raccontiamo la nostra storia non per autocelebrarci, ma per dare speranza a chi soffre, per spingere le persone a informarsi, a non arrendersi nonostante i sacrifici. La donazione va incentivata».
E sono ben 235 i dializzati nella Provincia (60 a Chieti, 65 Vasto,45 Lanciano e 65 Ortona).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«Un giorno indimenticabile quello del trapianto, il 19 luglio scorso», raccontano emozionati Domenico, Menina e il figlio Carmine che ha visto andare in sala operatoria prima la madre e poi il padre «e credevano non sarebbe mai arrivato». «Domenico stava facendo la dialisi ormai da 5 anni a Lanciano», dice Menina, «e sappiamo il calvario che si vive, doversi sottoporre a giorni alterni alla dialisi, cercare di lavorare e andare avanti. Era in lista di attesa per un rene sia a Pisa e sia all’Aquila, ma non arrivava. A Pisa, facendo dei controlli nel 2016, abbiamo scoperto grazie al professor Fabio Vistoli, che si stavano studiando dei trapianti oltre che da cadavere, da vivente e tra coppie non compatibili. Ci siamo offerti subito». «Mamma non ci ha pensato un attimo a donare il rene», aggiunge Carmine, «anche se era indirettamente per papà. Ha messo da parte timidezza e timore».
Da qui una serie di studi, screening, incroci con una ventina di coppie anche spagnole. Lo studio era internazionale, all’interno di un accordo che coinvolge Spagna, Francia, Italia e Portogallo per incrementare le risposte ai pazienti in attesa di ricevere un trapianto. «Dopo alcuni mesi è arrivato il responso positivo con una coppia spagnola, papà però ha dovuto prima superare altri problemi di salute», aggiunge Carmine, «poi il via libera e la mattina del 19 prima è andata mamma in sala operatoria e poi papà».
Il rene di Menina alle 9 era in volo per Barcellona, qui poi è stato prelevato il rene del donatore di Barcellona (mentre il ricevente era in sala operatoria per il trapianto del rene di Menina) e portato a Pisa per essere trapiantato su Domenico. Ore di lavoro per l’equipe pisana guidata dai professori Ugo Boggi e Fabio Vistoli. «Sappiamo», dice Menina, «che la coppia è formata da un uomo e una donna di 39 e 46 anni, quindi giovani, e che stanno bene. Siamo felici».
Un esempio di altruismo quello di Menina visto che il suo rene ha salvato due vite, quella di Domenico, che ha ricevuto un rene compatibile, e di un uomo spagnolo che grazie al suo rene vive. «Dopo la rianimazione e i controlli continui va meglio», chiude Menina, «raccontiamo la nostra storia non per autocelebrarci, ma per dare speranza a chi soffre, per spingere le persone a informarsi, a non arrendersi nonostante i sacrifici. La donazione va incentivata».
E sono ben 235 i dializzati nella Provincia (60 a Chieti, 65 Vasto,45 Lanciano e 65 Ortona).
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