Sixty, allarme dei sindacati per il rischio licenziamenti
I sindacati contro il piano industriale del colosso della moda (foto: la sede di Chieti): fino al 2013 esubero di 250 lavoratori, l'azienda ha chiesto altre 13 settimane di cassa integrazione a partire dal 16 ottobre
CHIETI. I sindacati lanciano l'allarme per il piano industriale presentato dal colosso della moda Sixty, un piano che fino al 2013 prevede un esubero di 250 lavoratori sugli attuali 445, un centinaio dei quali già in cassa integrazione, mentre l'azienda ha chiesto ulteriori 13 settimane di cassa integrazione a decorerre dal prossimo 16 ottobre fino ad un massimo di 300 unità. "La nostra preoccupazione", hanno spiegato questa mattina a Chieti, nela città in cui Sixty ha sede, nel corso di una conferenza stampa i segretari di categoria di Cgil, Cisl e Uil, Giuseppe Rucci, Ettore Di Natale e Franco Martelli, con il rappresentante rsu Marino D'Andrea, presenti diversi lavoratori e lavoratrici, "deriva dal fatto che quest'azienda dopo aver delocalizzato la produzione adesso stia trasferendo anche il know how, ovvero stia delocalizzando anche la testa".
Il timore, secondo le organizzazione sindacali, "è che una volta applicato il piano, della Sixty a Chieti resteranno soltanto il settore commerciale e marketing". I dati forniti rivelano che Sixty, nata nel 1989, oggi ha 445 dipendenti - i dati sono aggiornati al 30 settembre - contro i 489 dell'anno scorso e i 554 del 2008 mentre altri 130 sono andati via attraverso il meccanismo della mobilità volontaria. Anche i dati del fatturato nel triennio girano al ribasso: si è passati dai 452 milioni di euro del 2008, ai 359 del 2009 fino ai 292 milioni del 2010.
I sindacati hanno lanciato un appello a Regione, Provincia e Comune: "Il loro coinvolgimento è importante", hanno detto gli esponenti sindacali, "anche alla luce del riconoscimento dell'area di crisi della Val Pescara e noi vorremmo sapere se la Sixty può rientrare in questo discorso. Bisogna iniziare a fare una politica per aiutare le poche aziende che sono rimaste sul territorio". Altro segnale della volontà di disimpegno sul territorio da parte della Sixty, secondo il sindacato, deriverebbe dalla trattativa con una società privata per la cessione della logistica.
Il timore, secondo le organizzazione sindacali, "è che una volta applicato il piano, della Sixty a Chieti resteranno soltanto il settore commerciale e marketing". I dati forniti rivelano che Sixty, nata nel 1989, oggi ha 445 dipendenti - i dati sono aggiornati al 30 settembre - contro i 489 dell'anno scorso e i 554 del 2008 mentre altri 130 sono andati via attraverso il meccanismo della mobilità volontaria. Anche i dati del fatturato nel triennio girano al ribasso: si è passati dai 452 milioni di euro del 2008, ai 359 del 2009 fino ai 292 milioni del 2010.
I sindacati hanno lanciato un appello a Regione, Provincia e Comune: "Il loro coinvolgimento è importante", hanno detto gli esponenti sindacali, "anche alla luce del riconoscimento dell'area di crisi della Val Pescara e noi vorremmo sapere se la Sixty può rientrare in questo discorso. Bisogna iniziare a fare una politica per aiutare le poche aziende che sono rimaste sul territorio". Altro segnale della volontà di disimpegno sul territorio da parte della Sixty, secondo il sindacato, deriverebbe dalla trattativa con una società privata per la cessione della logistica.