Sixty diffida i lavoratori: il vostro presidio è illegale
I dipendenti amareggiati: appare chiaro che vogliono sbarazzarsi di noi Il sindaco: se la società vuole andare via non staremo inerti a questo scippo
CHIETI. Sixty dice no al presidio e diffida i sindacati ad abbandonare entro 5 giorni la postazione. Con l'intervento del sindaco Umberto Di Primio la Cgil riesce a trovare una soluzione. Parte la richiesta di permesso a occupazione di suolo pubblico e, in buona sostanza, la roulotte, fissa da 7 mesi vicino all'ingresso della sede di via Piaggio, non farà che spostarsi di qualche metro. Il presidio, dunque, rimane mentre si riaprono i confronti istituzionali con la riunione in Regione oggi e il 28 in Confindustria (vedi articolo in basso). Resta una profonda amarezza tra i lavoratori. «Con questa diffida avvertiamo ancor di più una sensazione di abbandono», dice Alessandra Patrizi, 44 anni. «Si vogliono sbarazzare di noi», aggiunge Carlo di 46. La diffida, firmata dall'amministratore delegato Pietro Bongiovanni, è arrivata ai sindacati per raccomandata e non allegerisce le già difficili relazioni tra parti sociali. «E' solo l'ennesimo tentativo di distogliere l'attenzione dai problemi reali», osserva Giuseppe Rucci di Filctem Cgil, «continua a sbalordire il silenzio sulla vicenda Sixty, che può avere pesanti risvolti economici e sociali».. In Comune ieri è andato Carlo Petaccia della segreteria provinciale della Cgil. «Abbiamo ritenuto importante coinvolgere il sindaco, perché in questa situazione», afferma, «sono coinvolti interessi importanti della città e dei suoi abitanti. Presenteremo oggi stesso domanda di occupazione di suolo pubblico, per riuscire a mantenere quel presidio che è importante per il confronto sui temi della vertenza, non ancora giunta a soluzione». Nel presidio, dove questa sera alle 18 come ogni settimana, ci sarà un'assemblea aperta per informare i lavoratori sulle ultime notizie, lo sfratto dell'azienda non è l'unico tema dibattuto. «L'abbiamo appreso per vie indirette lo stesso giorno in cui dovevamo incontrare Bongiovanni», dice Marino D'Andrea della Rsu, «questo già di per sé è grave. E' un'ennesima forzatura, che sottolinea come quest'azienda ami più il pugno di ferro che il dialogo. Comunque siamo determinati a rimanere qui piu' di prima, perché le ragioni per cui allestimmo questa postazione non sono venute meno. Ci troviamo, anzi, in cassa integrazione straordinaria, invece che ordinaria, e non sappiamo se il passaggio al fondo d'investimento panasiatico salverà davvero Sixty Spa. Per questo è importante capire le vere intenzioni dei nuovi proprietari». «Resta che è difficile vivere», continua Alessandra, «perché il futuro è incerto e la speranza di trovare altro lavoro bassa». Nellina Stefan, 51 anni, la crisi del tessile l'ha attraversata in pieno. Prima in cassa integrazione con la Iac, poi passata a un'azienda di servizi, 4 anni fa decide di accettare la proposta Sixty. «Oggi mi ritrovo ancora in cassa integrazione», dice, «speravo in una crisi momentanea, invece ci ritroviamo nel baratro». Netto il sindaco Di Primio sulla diffida. «Trovo l'iniziativa della Sixty assolutamente censurabile» dice, «se dietro la quasi intimidatoria volontà di rimuovere il picchetto, che nessun fastidio ha dato fino ad oggi alle trattative, v’è la remota possibilita' che Sixty abbandoni la città di Chieti, ribadisco che non rimarremo inerti spettatori di questo ulteriore scippo». Conferma, infine, l'assoluta dispobilità ad autorizzare l'occupazione di suolo pubblico per garantire la sopravvivenza del presidio e la testimonianza di una vicenda che coinvolge a pieno Chieti e l'Abruzzo.
Sipo Beverelli
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