Sixty, i sindacati temono tagli
Nuovo piano industriale. La Filctem chiede l'attenzione delle istituzioni
CHIETI. Sixty Spa presenta un nuovo piano industriale ai sindacati. La riunione è fissata la mattina del 26 gennaio in Confindustria. Filctem-Cgil teme che da qui possano muovere un riassetto aziendale e una nuova emorragia di posti di lavoro, con pesanti risvolti sull'economia teatina e abruzzese, già martoriata dall'emergenza lavoro. E' per questo che il sindacato esorta le istituzioni a una attenta vigilanza sulla vicenda, che riguarda una delle aziende più importanti della zona.
La Sixty, realtà prestigiosa nel campo della moda, con diversi marchi noti come Energie, Murphy&Nye e Killah, conta oggi a Chieti, stando al sindacato, 510 dipendenti e un indotto per diverse centinaia di addetti. «Ai primi di dicembre l'azienda», dice Giuseppe Rucci, segretario provinciale della Filctem, «è tornata a parlare di una situazione di mercato molto difficile e della necessità di rivedere le strategie aziendali. Abbiamo chiesto un piano industriale e il 26 ce lo presenteranno. Da qui», continua il sindacalista, «hanno cominciato a girare voci in azienda e sono maturate situazioni che fanno temere nuovi futuri sacrifici per i lavoratori. Speriamo non sia così ma le istituzioni vigilino».
Le difficoltà per il gruppo di moda non sono nuove. L'anno scorso ci fu l'annuncio di esuberi e cassintegrazione per 55 lavoratori, poi a luglio azienda e sindacati siglarono un contratto di solidarietà. L'accordo, valido fino a tre anni, permetteva di mantenere i livelli occupazionali con la formula del "lavoriamo meno ma lavoriamo tutti". La motivazione del varo di questa soluzione tampone era già allora la difficile situazione di mercato, che vedeva il settore della moda in balìa di una forte concorrenza globale. Così toccava stringere un po' tutti la cinghia e, per evitare licenziamenti di personale, con la perdita di professionalità formate nel tempo, azienda, lavoratori e sindacati raggiunsero l'intesa.
«E' vero anche che negli ultimi due anni, comunque sono stati persi diversi addetti», aggiunge Rucci, «sono circa un centinaio, infatti, i dipendenti usciti in forza di una procedura di mobilità volontaria. Un dimensionamento di cui bisogna tenere conto».
Quel che preoccupa, poi, è l'effetto domino della vertenza. Intorno al mondo Sixty ruotano laboratori e sartorie artigianali, con circa un migliaio di addetti. Un settore che ha cercato da sempre di darsi da fare. L'ultima è stata la costituzione del consorzio "Moda in Adriatico", filiera di imprese locali, suggerita proprio da Sixty, che riunisce circa 200 addetti del settore per assicurare produzioni di alta qualità, al passo con i gusti in continua evoluzione di un mercato sempre più esigente.
La Sixty, realtà prestigiosa nel campo della moda, con diversi marchi noti come Energie, Murphy&Nye e Killah, conta oggi a Chieti, stando al sindacato, 510 dipendenti e un indotto per diverse centinaia di addetti. «Ai primi di dicembre l'azienda», dice Giuseppe Rucci, segretario provinciale della Filctem, «è tornata a parlare di una situazione di mercato molto difficile e della necessità di rivedere le strategie aziendali. Abbiamo chiesto un piano industriale e il 26 ce lo presenteranno. Da qui», continua il sindacalista, «hanno cominciato a girare voci in azienda e sono maturate situazioni che fanno temere nuovi futuri sacrifici per i lavoratori. Speriamo non sia così ma le istituzioni vigilino».
Le difficoltà per il gruppo di moda non sono nuove. L'anno scorso ci fu l'annuncio di esuberi e cassintegrazione per 55 lavoratori, poi a luglio azienda e sindacati siglarono un contratto di solidarietà. L'accordo, valido fino a tre anni, permetteva di mantenere i livelli occupazionali con la formula del "lavoriamo meno ma lavoriamo tutti". La motivazione del varo di questa soluzione tampone era già allora la difficile situazione di mercato, che vedeva il settore della moda in balìa di una forte concorrenza globale. Così toccava stringere un po' tutti la cinghia e, per evitare licenziamenti di personale, con la perdita di professionalità formate nel tempo, azienda, lavoratori e sindacati raggiunsero l'intesa.
«E' vero anche che negli ultimi due anni, comunque sono stati persi diversi addetti», aggiunge Rucci, «sono circa un centinaio, infatti, i dipendenti usciti in forza di una procedura di mobilità volontaria. Un dimensionamento di cui bisogna tenere conto».
Quel che preoccupa, poi, è l'effetto domino della vertenza. Intorno al mondo Sixty ruotano laboratori e sartorie artigianali, con circa un migliaio di addetti. Un settore che ha cercato da sempre di darsi da fare. L'ultima è stata la costituzione del consorzio "Moda in Adriatico", filiera di imprese locali, suggerita proprio da Sixty, che riunisce circa 200 addetti del settore per assicurare produzioni di alta qualità, al passo con i gusti in continua evoluzione di un mercato sempre più esigente.
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