Sixty, rottura sindacati-azienda

Mediazione fallita, la spa annuncia la cassa straordinaria dal 19 marzo

CHIETI. Sixty, è rottura tra sindacati e azienda. Fallisce in Provincia ogni possibilità di mediazione e l'azienda annuncia cassa integrazione straordinaria già dal 19 marzo, con il coinvolgimento progressivo di 183 su 414 dipendenti. I sindacati ribattono che in realtà saranno coinvolti 250 dipendenti, destinati poi al licenziamento. Di fronte a un allarme socio-economico così alto per il territorio, i rappresentanti dei lavoratori chiedono ancora una volta l'intervento delle istituzioni e un passaggio obbligato in Regione.

L'assessore Paolo Gatti, che li ha incontrati qualche giorno fa, ribadisce piena disponibilità. «Siamo disposti», dice, «ad aprire un tavolo su questa vertenza, che sappiamo importante e al tempo stesso difficile. Aperti a vagliare l'attivazione di tutti gli strumenti necessari, anche al di fuori di quelli da noi oggi già previsti». Il clima tra i lavoratori è teso e ieri, fatto inedito nella storia dell'azienda, ma a questo punto presumibilmente destinato a replica, hanno scioperato per 4 ore e mezza, presidiando l'ingresso del palazzo provinciale di via Spaventa dove c'era l'incontro al tavolo presieduto dall'assessore Daniele D'Amario tra l'azienda, presente col direttore del personale Domenico Gentile e il collega Alessandro Di Battista, e i sindacati di Cgil, Cisl e Uil. Tutto naufragato nel mancato accordo.

Diverse le motivazioni sindacali. «La cassa integrazione straordinaria per crisi», dicono in una nota congiunta Giuseppe Rucci della Filctem-Cgil, Ettore Di Natale della Femca-Cisl, e Maurizio Sacchetta della Uilta-Uil, «come causale non è stata condivisa perché è in netto contrasto con le finalità del piano industriale e soprattutto perché verrebbe considerata, per stessa ammissione di azienda e Confindustria, come un anticipo della mobilità e, dunque, dei licenziamenti».

Tra le altre ragioni del dissenso sindacale c'è la mancata apertura dell'azienda ad attivare la procedura su tutti i 414 dipendenti, sgombrando il campo a dubbi su pre-licenziamenti, così come la scarsa chiarezza sulle esternalizzazioni in atto. «Ci sono più aspetti in contrasto con le finalità della cassa integrazione straordinaria», notano i sindacati, «come lo è la dichiarazione della Sixty, secondo la quale, anche se venissero colti gli obiettivi del piano industriale, comunque rimarrebbero i 250 esuberi». E concludono: «Procedere in modo unilaterale, senza neanche attendere il coinvolgimento della Regione attraverso l'unità di crisi, e chiedere comunque la firma del ministero, è un ulteriore elemento negativo per tutti noi».

L'azienda si difende reclamando misure necessarie, per non rischiare il tracollo definitivo di un Gruppo che solo nell'ultimo anno ha perso quasi 90 milioni di euro di fatturato. «L'utilizzo dell'ammortizzatore sociale è un passaggio obbligato per l'azienda nell'ambito del piano industriale 2012-2015 che», dicono da Sixty, «si pone come obiettivo il rilancio del gruppo e il ritorno all'utile nel 2015. L'azienda infatti ha chiuso gli ultimi 3 esercizi in perdita. Il piano industriale è condizione "sine qua non" per assicurare un futuro al gruppo. Nonostante l'articolato piano di sostegno elaborato dall'azienda a favore dei lavoratori interessati, il management esprime rammarico circa l'impossibilità di trovare un accordo con le organizzazioni sindacali».

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