Socio de La Buccia, sindaco di Chieti denunciato

I gestori del ristorante di Ripa: la sua società ci ha affittato un locale pignorato. Di Primio: li diffido

CHIETI. Una denuncia-querela per truffa contro la famiglia del sindaco Umberto Di Primio che, da anni, è titolare e gestore dello storico ristorante “La Buccia” di Ripa Teatina. E’ stata presentata alla Procura della Repubblica di Chieti dal nuovo gestore del locale, affittato in data 1 agosto scorso. Il sindaco, furente, replica livido di rabbia per l’ennesimo polverone che, suo malgrado, lo vede protagonista.

«Domani (oggi ndc) presenterò una diffida formale contro questa persona che mi accusa e di cui non conosco neppure il nome in quanto non l’ho mai vista prima. Nella società di famiglia», precisa il sindaco, «sono un semplice socio accomandante e quindi non ho nessun potere di firma tantomeno decisionale».

La storia parte dallo scorso agosto quando la società “Maia Di Primio & c. sas,” di cui Maia Di Primio, sorella del sindaco, è socio accomandatario, amministratore e legale rappresentante, affitta il ristorante “La Buccia” attraverso la stipula di un contratto di subaffitto in quanto il contratto originario di affitto, datato 1989, risulta essere sottoscritto tra la stessa sorella del sindaco e la società proprietaria del locale. Sempre riconducibile alla famiglia Di Primio ma con attori protagonisti differenti dall’attuale “Maia Di Primio & c. sas.” Le mura del locale, però, risultano pignorate a seguito di un contenzioso, risalente addirittura al 1970, tra la famiglia Di Primio ed un noto istituto di credito locale. La vendita del locale era peraltro stata fissata al 4 ottobre. Il nuovo gestore de “La Buccia,” una volta venuto a conoscenza del fatto, ha subito presentato una denuncia-querela per truffa contro la società dei Di Primio per tramite dell’avvocato Florenzo Coletti, anch’egli di Ripa Teatina. Di parere opposto il sindaco che, nella diffida a firma dell’avvocato Antonio Pimpini del foro di Chieti, evidenzia come «il denunciante era a conoscenza della procedura, tanto che avrebbe anche richiesto al Tribunale di Chieti di essere autorizzato alla conduzione in affitto dell’immobile sottoposto ad esecuzione immobiliare». Inoltre, nella diffida, si ribadisce che «l’immobile sottoposto a procedura esecutiva non è di proprietà dell’avvocato Di Primio e neanche della società di cui lo stesso è solo accomandante». (j.o.)

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