Stangata Bper sulla D'Annunzio, presentato conto da 11 milioni
La Banca popolare dell’Emilia Romagna invia il decreto ingiuntivo per la fidejussione al Cus. Il presidente Di Marco: hanno distrutto 50 anni di basket. Il rettore Di Ilio: siamo pronti al ricorso
CHIETI. «Hanno cancellato 50 anni di basket e infangato l’immagine del Cus ora è giusto che chi ha compiuto questo scempio economico e morale paghi e con gli interessi». È la dichiarazione a caldo rilasciata dal presidente del Cus Mario Di Marco subito dopo la notifica del decreto ingiuntivo di 11 milioni di euro che la Bper ha ottenuto contro l’università d’Annunzio. «I contratti possono essere cancellati» aggiunge Di Marco «ma le fidejussioni vanno onorate».
E così la stangata della Popolare dell’Emilia Romagna si abbatte sull’Ateneo di Chieti e Pescara e l’ex Bls, chiede il conto al rettore, Carmine Di Ilio, dopo aver a sua volta ricevuto una diffida a farlo dal Cus Chieti del presidente Di Marco. Un conto salato da 11 milioni di euro e per capirne il perché bisogna fare un salto indietro nel tempo.
Il 20 dicembre 2010 e, successivamente, il 23 maggio 2011, l’Ateneo, con due atti distinti, s’impegna a dare una fidejussione di 23 milioni di euro in favore del Cus. Qualche mese dopo, il 17 giugno del 2011, il Cus di Di Marco contrae con la Bper (all’epoca Bls) un mutuo da 11 milioni di euro e, contestualmente, coinvolge l’Università con l’accettazione della cessione del credito e una garanzia fidejussoria di pari entità, cioè 11 milioni.
Ma il 29 ottobre dello scorso anno, il nuovo direttore generale, Filippo Del Vecchio, decide di sospendere il contratto stipulato tra Cus e Ateneo e quindi, il 23 marzo scorso, di annullare le tre delibere del 2010 e 2011. Naturalmente le decisioni vengono votate e approvate collegialmente dal Cda della D’Annunzio.
Un mese fa fa, però, il Cus passa al contrattacco: invia alla Bper una formale diffida a notificare una decreto ingiuntivo all’Università. E lo fa sulla base del fatto che la banca è in possesso di un “diritto”, che ha il valore di 11 milioni, cedutogli dallo stesso Cus. La Bper, a questo punto, non può perdere dell’altro tempo. Per evitare che la vicenda si complichi non le resta che passare alla cassa chiedendo alla D’Annunzio quegli undici milioni di garanzia fidejussoria.
E così è stato. Ora la d’Annunzio ha 40 giorni di tempo per impugnare il provvedimento emesso dal giudice Maria Gilda Brindesi.
Ma il rettore Carmine Di Ilio non sembra preoccupato.
«Non è un atto perentorio» commenta riferendosi all’ingiunzione di pagamento «c’è tutto il tempo per presentare le nostre controdeduzioni. C’è ancora in ballo il ricorso al Tar sulla validità della firma per la fidejussione» puntualizza il rettore «abbiamo tutto il tempo per dimostrare le nostre ragioni e siamo fiduciosi nell’attesa della decisione che prenderà la magistratura». Per Di Ilio, la partita, è ancora tutta da giocare.(y.f.)
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