«Strever uccisa soffocata e il Dna è dell’arrestato»
L’avvocato del fratello della vittima replica all’indagato rinchiuso in carcere «Le perizie e i risultati del Ris smentiscono il suo ultimo racconto sui fatti»
VASTO. «Michela Strever è morta per soffocamento da strozzamento. Nella gola della donna i soccorritori trovarono ben dieci fazzoletti di carta. Sui fazzoletti è stato rinvenuto solo il Dna di Hamid Maathaoui. L’anziana secondo il medico legale è morta prima delle 5. Queste sono le certezze acclarate da risultati peritali. Tutto il resto sono solo fantasie del giovane marocchino accusato di omicidio». L’avvocato Arnaldo Tascione, il legale che assiste il fratello della vittima, Antonio, indagato per omicidio, ribatte a muso duro e punto per punto alle dichiarazioni rese dal nordafricano nel corso dell’ultimo interrogatorio.
«Antonio Strever ha scoperto il cadavere della sorella legata al letto e imbavagliato alle 8,30, e da subito l’anatomopatologo aveva stabilito che la donna fosse morta almeno tre ore prima», sostiene Tascione. «Hamid Maathaoui prima ha confessato l’omicidio, ora afferma di essere scappato dopo aver picchiato Michela Strever, ma aggiunge che la donna era viva e soprattutto fosse stata slegata. Maathaoui è smentito dalle perizie e dai risultati dei Ris», afferma perentorio l’avvocato Tascione. «La pensionata è stata picchiata selvaggiamente. Sul suo corpo sono state trovate numerose ecchimosi. Il fegato era spappolato e il volto tumefatto. Poi è stata legata e soffocata non con uno, ma ben 10 fazzoletti di carta sui quali ci sono solo le tracce del marocchino. Come può essere stata un’altra persona a legare Michela Strever al letto? E perché quest’altro misterioso personaggio che non ha lasciato tracce avrebbe legato per la seconda volta al letto un corpo straziato dai colpi ricevuti?», domanda Tascione.
Nè lui nè il suo cliente, Antonio Stever, sono disposti ad accettare la nuova versione dei fatti fornita da Maathaoui e confermata dal difensore dell’accusato, l’avvocato Nicola Artese. «Hamid Maathaoui non accusa nessuno. Ricorda, però, di avere slegato Michela Strever e che la donna, quando è scappato, respirava ancora. Non ha dato l’allarme per ritardare i soccorsi e avere il tempo di fuggire», sostiene Artese aggiungendo, tuttavia, che la risoluzione del giallo di via Villa De Nardis arriverà dalle perizie.
A questo punto non è escluso che la Procura decida nuovi interrogatori o confronti. «Il mio cliente è assolutamente sereno. Ha fornito tutti i chiarimenti che gli sono stati chiesti e aspetta fiducioso la conclusione delle indagini», ribadisce Tascione. (p.c.)
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