CHIETI
Studente universitario trovato morto
Era iscritto alla facoltà di Medicina. In una lettera con le motivazioni del gesto
CHIETI. Uno studente 29enne iscritto a Medicina alla d’Annunzio, originario di Manduria, in provincia di Taranto, è stato trovato senza vita ieri pomeriggio, intorno alle ore 16, nell'abitazione di via Bari, nella zona del Villaggio del Mediterraneo di Chieti Scalo, in cui viveva.
Un tragico fatto di cronaca che racconta il disagio di una generazione schiacciata dal mito dell’eccellenza. Le motivazioni del gesto sono affidate a 42 pagine di un block notes.
Probabilmente non reggeva più il peso di non aver raggiunto il traguardo della laurea e dunque di potersi avviare sulla strada del lavoro. Il giovane viveva a Chieti con la sorella e ieri pomeriggio è stata proprio la sorella, rincasando, a trovarlo oramai privo di vita, i soccorritori non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.
Fratello e sorella condividevano un'abitazione a poche centinaia di metri dal campus universitario dove hanno sede le facoltà mediche, nel Villaggio Mediterraneo, una vita da studenti fuori sede come migliaia di loro colleghi. E, almeno fino a ieri, nessun segnale che lasciasse presagire un simile epilogo, fino alle 16 quando la sorella aprendo la porta di casa ha trovato il corpo ormai senza vita.
Alle 42 pagine di un block notes, che la pattuglia della Volante, una volta sul posto con la Polizia scientifica per i rilievi, ha trovato in casa, lo studente ha affidato quelle che possono essere considerate le motivazioni alla base del gesto e che provano a spiegare una vita che lui stesso avrebbe definito "inconcludente e inutile". Il mancato raggiungimento del traguardo della laurea in Medicina avrebbe amplificato una situazione di sofferenza che probabilmente aveva maturato da un po'.
All'obitorio, appena saputa la notizia, sono arrivati anche il rettore e il direttore generale della d'Annunzio, Sergio Caputi e Giovanni Cucullo. "Io e il direttore generale", dice Caputi, "abbiamo raggiunto l'obitorio per portare la nostra vicinanza ai familiari, ma non siamo riusciti ad incontrarli. Chiedono la massima riservatezza in questo momento e lo rispettiamo, ma ci teniamo comunque ad esprimere la vicinanza di tutta l'università".
"Dal punto di vista didattico - aggiunge il rettore - la situazione del ragazzo non era drammatica: aveva superato brillantemente un esame a gennaio e poi un parziale. Non si era mai rivolto agli psicologi di ateneo. Rimango senza parole di fronte a quanto accaduto. Credo che il periodo dell'emergenza Covid abbia fatto gravi danni negli studenti e nei giovani. Ora viviamo il rimbalzo di quel periodo, che è stato drammatico".
Per il rettore eletto, Liborio Stuppia, che entrerà in carica a giugno, si tratta "purtroppo di un problema generale, che non riguarda solo il nostro ateneo. Un fenomeno - dice - di cui dovremmo parlare non oggi, all'indomani di questa tragedia, ma sempre. E' assolutamente necessario un profondo dibattito all'interno dell'università e all'interno delle famiglie per capire quale sia l'origine del disagio".
"Il nostro servizio interno di counseling di ateneo - spiega Stuppia - ci dice che dopo l'emergenza Covid è aumentato il livello di problematicità degli studenti. Ad esempio il passaggio dalla Dad, nella propria camera da letto, alla vita universitaria può dare origine a sbandamenti. Quello del counseling è un servizio molto efficiente, erogato da docenti di psicologia, che prendono in carico gli studenti. Invito tutti i ragazzi che vivono un disagio o che hanno un problema a sfruttare questa opportunità".