Sul tetto del Cotir anche nelle feste

Il sit-in dei 30 dipendenti del Centro di tecniche irrigue non si è fermato a Pasqua

VASTO. «Perché siamo stanchi di essere presi in giro. Perché non è giusto che la ricerca paghi colpe non sue. Perché abbiamo diritto ad un futuro». I 30 lavoratori del Cotir, il Centro delle tecniche irrigue di contrada Zimarino, hanno trascorso Pasqua e Pasquetta sul tetto della sede. Ieri con loro c'erano anche le famiglie. Trenta nuclei familiari che da 16 mesi aspettano altrettanti stipendi.

La loro protesta è iniziata una settimana fa. Neppure il freddo e la pioggia sono riusciti a scoraggiare i manifestanti. Nè è bastato il comunicato diffuso dall’assessore regionale all’agricoltura, Mauro Febbo. Quest’ultimo annunciava che la Regione aveva finalmente sbloccato i fondi per il pagamento degli stipendi. «In realtà non è così. Con 330 mila euro destinati al Cotir al massimo vengono pagati 3 stipendi, e gli altri 13?», chiedono i lavoratori. Quello che tecnici e ricercatori invocano è la certezza del futuro. Per questo dopo aver passato le festività pasquali sul tetto, i lavoratori sono pronti a mettere in atto altre clamorose iniziative.

«Non ci bastano più solo le promesse. Vogliamo le certezze», dicono. «Tanti i politici che ci sono venuti a trovare o che ci hanno manifestato la solidarietà. Li ringraziamo ma vorremmo il loro appoggio per trasformare in qualcosa di concreto quelle che al momento restano solo buone intenzioni del governo regionale».

A “combattere” con i lavoratori ci sono i sindacati. «Quella del Cotir è una situazione incresciosa. Va mantenuta alta l’attenzione», hanno scritto in una nota Maurizi, Sinimberghi e D’Anastasio, i rappresentanti del Fai-Cisl, Fai-Cgil e Uila Uil. «Non sono escluse nei prossimi giorni nuove azioni e forme di lotta. La protesta andrà avanti fino a quando la Regione deciderà di dotarsi di una seria programmazione per la continuità dell’attività di ricerca con l’avvio di un confronto serio e proficuo sul futuro del Centro ricerche».

Non è escluso che i lavoratori facciano capolino nel corso di kermesse e comizi elettorali per raccontare quello che stanno passando.

«Di certo questa volta non ci fermiamo. Non possiamo farlo», hanno ripetuto ieri. (p.c.)

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