Tagli all’Adi, Pupillo scrive alla Asl
Il sindaco: ho chiesto chiarimenti un mese fa, l’azienda sanitaria non risponde
LANCIANO. Nessuna commissione ad hoc da parte della Asi sull’assistenza domiciliare integrata (Adi) sospesa; nessuna risposta alle richieste del Comune e sull’accesso agli atti della riunione del comitato ristretto dei sindaci che si occupò della sospensione del servizio. Un comportamento che per il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, alimenta i sospetti. La vicenda è quella della sospensione del servizio Adi a oltre 700 pazienti che da febbraio si sono trovati senza assistenza, riabilitazione e infermieri.
«Ripresento la richiesta di accesso agli atti», dice Pupillo, «perché occorre trasparenza. Il 18 giugno nella riunione del comitato ristretto dei sindaci, la Asl ha preso atto della mia richiesta di inserire un medico di fiducia nella commissione di valutazione istituita per valutare l’appropriatezza dell’Adi nel distretto di Lanciano», ricorda il sindaco, «e aveva proposto di investire l’Agenzia sanitaria regionale per la costituzione di una commissione ad hoc. Il 25 giugno ho chiesto l’accesso agli atti per le verifiche eseguite dal Servizio valutazione per l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie sui 109 casi di sospensione del servizio Adi. Finora non ho avuto risposte».
E le domande sono diverse. Pupillo chiede perché a sospendere l’Adi sia stato un singolo medico, quando invece dovrebbe farlo l’Unità di valutazione multidimensionale (Uvm) che è formata da cinque componenti. Poi perché il distretto sanitario di Lanciano ha utilizzato personale del distretto di Francavilla, con costi aggiuntivi, per controllare i casi. «Chiedo anche come sono stati selezionati i 109 casi che valutati e confermati inappropriati», dice il sindaco, «e se sono stati ammessi in altri regimi terapeutici». Dubbi anche sui numeri dell’Adi che erano conosciuti da tempo. Il sindaco ricorda, ad esempio, che a gennaio 2012 la Asl segnalava con dei comunicati che i 900 pazienti in Adi avrebbero ricevuto medicinali a domicilio. «Perché allora non fu ritenuto un dato fuori dalla norma?».
Teresa Di Rocco
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