Tagli all’assistenza a casa Ricorsi dopo le denunce

CittadinAnzattiva contesta i dati sugli utenti in cura prima della sospensione Il segretario Cerulli: «La Procura dica che fine hanno fatto i nostri esposti»

LANCIANO. Si va avanti a suon di diffide e ricorsi in città per vedere riconosciuto il diritto alle cure. Dopo la sospensione dell’Adi (assistenza domiciliare integrata) da febbraio a oltre 700 pazienti da parte del distretto sanitario - che ha portato a 16 tra esposti in Procura e denunce tramite l’associazione Cittadinanzattiva per interruzione di pubblico servizio con danno alla salute degli utenti - ora sono pronte le carte per le diffide e i ricorsi ex articolo 700 per interruzione dei livelli essenziali di assistenza.

La Asl, infatti, non riesce a garantire nei centri accreditati le terapie che la commissione medica indica come imprescindibili per alcune persone. Ci sono infatti 300 utenti, di cui 100 bimbi, in attesa perché posti non ci sono. «Vicende terribili quelle della sospensione dell’Adi e dell’impossibilità di accedere alle cure riabilitative nei centri accreditati Asl per mancanza di posti», commenta Aldo Cerulli, segretario regionale di cittadinanzAttiva, «che si intrecciano e hanno conseguenza nefaste per i cittadini. Bisogna agire: per questo oggi (ieri per chi legge, ndc) ho incontrato il sindaco Mario Pupillo: abbiamo parlato di Adi, di anomala gestione dei casi, di negazione della riabilitazione e di necessità di intervenire con i ricorsi».

Cerulli ha mostrato a Pupillo i dati sull’Adi definiti sorprendenti. «Evidenziano che al momento dell’insediamento del nuovo dirigente del distretto», dice Cerulli, «non c’erano 1.115 casi Adi ma circa 700, e 400 usufruivano di cure prestazionali. Poi i casi erano stati attivati correttamente, dopo la verifica dell’Unità di valutazione muldimensionale (Uvm) mentre la Asl , tramite il servizio di Valutazione appropriatezza delle prestazioni sanitarie (Svaps) aveva invece affermato che c’erano state anomalie nella procedura di apertura dell’Adi e non nella sospensione effettuata da febbraio. Oggi ci sono circa 200 Adi e ben 700 persone in cure prestazionali e qui c’è il dramma. Le prestazionali portano a triplicare alla Asl i costi per le cure e congestionano i centri accreditati come il San Stefar che non possono far fare le terapie ai malati: e ce ne sono circa 300. Urgono nuovi ricorsi».

Il Comune concederà una sala a Cittadinanzattiva per riunire in assemblea tutte le persone che hanno ottenuto l’autorizzazione alle cure dell’Uvm ma che non possono accedere alle terapie perché i centri sono al collasso. «Potranno firmare una delega che permette ai nostri avvocati, gratuitamente, di avviare diffide e ricorsi per ottenere le cure dovute», dice Cerulli. «Poi chiederò un incontro al Procuratore di Lanciano perché non ho avuto riscontro alle denunce presentate per l’Adi sospesa all'improvviso».

Teresa Di Rocco

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