Teatro, terminale dei veleni
Di Stefano accusa. Ricci: manovra contro il Comune.
CHIETI. «Se la stagione della lirica oggi è al palo, la responsabilità è di un’amministrazione inetta, incapace e in cattiva fede». Parole del senatore del Pdl, Fabrizio Di Stefano. Non si ferma la querelle sul Marrucino. Situazione che infiamma gli animi, ma certo non aiuta a trovare soluzioni utili a garantire la sopravvivenza della prestigiosa istituzione culturale.
Così la polemica sui rendiconti finanziari e sulla gestione del teatro, con contorno di accuse e contumelie, fa del Marrucino un terreno di battaglia elettorale, il terminale privilegiato per alimentare i veleni della politica. E se Di Stefano indica Ricci come «il primo responsabile per lo stop dei finanziamenti», l’altra parte politica ribatte che «il blocco era ed è una chiara manovra contro un’amministrazione, tanto sgradita al senatore del Pdl e ai suoi sodali».
Un braccio di ferro che prosegue da un lustro, sorvolando sulle gestioni dissennate, sia centrodestra che di centrosinistra, che hanno prodotto in capo alla istituzione teatrale passività per oltre 4milioni di euro. Naturalmente tutti a carico dei contribuenti teatini.
Eppure, la polemica non sembra avere fine. Ieri, Di Stefano ha rilanciato nuove accuse al sindaco. «I maestri del diritto e della cultura dell’amministrazione comunale di Chieti», attacca il senatore, «hanno una faccia di bronzo pari solo alla sempre più palese incapacità di risolvere i problemi. Sono tre anni che non riescono a rendicontare e tre anni che affidano il teatro senza gara pubblica a una associazione culturale politicamente più che schierata. L’appello in difesa della lirica», prosegue Di Stefano, «è stato firmato da artisti che, ben al di là delle rispettive collocazioni politiche, evidentemente vedono in altri interlocutori, al di fuori dell’amministrazione comunale, persone di buon senso che possono impegnarsi a trovare quella soluzione ai problemi che altri non sono stati in grado di trovare».
Ma se i rendiconti non ci sono e la gestione è di parte, come può il senatore del Pdl impegnarsi a sbloccare i fondi regionali? «Con un’ammissione di colpa dal sapore freudiano», ribatte Ricci, «Di Stefano richiede un incontro urgente all’assessore regionale Di Dalmazio in attesa dell’ormai prossimo cambio di guida dell’amministrazione comunale di Chieti. Affermazione infelice», incalza il sindaco, «perché rivela una ammissione di responsabilità del senatore e la capziosità del suo intervento. C’è da chiedergli: se gli elettori saranno di diverso avviso e confermeranno l’attuale governo della città, cosa farà la Regione? Sbloccherà i fondi o li congelerà nell’attesa di future resipiscenze dei cittadini?».
Così la polemica sui rendiconti finanziari e sulla gestione del teatro, con contorno di accuse e contumelie, fa del Marrucino un terreno di battaglia elettorale, il terminale privilegiato per alimentare i veleni della politica. E se Di Stefano indica Ricci come «il primo responsabile per lo stop dei finanziamenti», l’altra parte politica ribatte che «il blocco era ed è una chiara manovra contro un’amministrazione, tanto sgradita al senatore del Pdl e ai suoi sodali».
Un braccio di ferro che prosegue da un lustro, sorvolando sulle gestioni dissennate, sia centrodestra che di centrosinistra, che hanno prodotto in capo alla istituzione teatrale passività per oltre 4milioni di euro. Naturalmente tutti a carico dei contribuenti teatini.
Eppure, la polemica non sembra avere fine. Ieri, Di Stefano ha rilanciato nuove accuse al sindaco. «I maestri del diritto e della cultura dell’amministrazione comunale di Chieti», attacca il senatore, «hanno una faccia di bronzo pari solo alla sempre più palese incapacità di risolvere i problemi. Sono tre anni che non riescono a rendicontare e tre anni che affidano il teatro senza gara pubblica a una associazione culturale politicamente più che schierata. L’appello in difesa della lirica», prosegue Di Stefano, «è stato firmato da artisti che, ben al di là delle rispettive collocazioni politiche, evidentemente vedono in altri interlocutori, al di fuori dell’amministrazione comunale, persone di buon senso che possono impegnarsi a trovare quella soluzione ai problemi che altri non sono stati in grado di trovare».
Ma se i rendiconti non ci sono e la gestione è di parte, come può il senatore del Pdl impegnarsi a sbloccare i fondi regionali? «Con un’ammissione di colpa dal sapore freudiano», ribatte Ricci, «Di Stefano richiede un incontro urgente all’assessore regionale Di Dalmazio in attesa dell’ormai prossimo cambio di guida dell’amministrazione comunale di Chieti. Affermazione infelice», incalza il sindaco, «perché rivela una ammissione di responsabilità del senatore e la capziosità del suo intervento. C’è da chiedergli: se gli elettori saranno di diverso avviso e confermeranno l’attuale governo della città, cosa farà la Regione? Sbloccherà i fondi o li congelerà nell’attesa di future resipiscenze dei cittadini?».