SICUREZZA
Tragedia in carcere a Vasto, si toglie la vita detenuto dai cinque/sei cognomi
E' un magrebino di 50 anni a cui era stata negata l'estradizione per motivi di sicurezza: si è impiccato nella sua cella. Il sindacato Sappe: "Controlli impossibili, personale allo stremo"
VASTO. Un internato ristretto nella Prima sezione del carcere di Vasto si è tolto la vita ieri impiccandosi nella sua cella”. Lo ha reso noto Giovanni Notarangelo, segretario locale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe.
La vittima è un detenuto di origini magrebine di circa 50 anni a cui era stata sospesa la pena ed era sottoposto a misure di sicurezza perché ritenuto socialmente pericoloso. Secondo quanto emerso, l'uomo aveva chiesto più volte l'estradizione che però gli era stata negata perchè fra gli altri motivi la sua vera identità non era stata accertata: l'uomo avrebbe tuttora cinque-sei "alias".
"Negli ultimi 20 anni" - ricorda il sindacalista - "le donne e gli uomini della polizia penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 190mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Purtroppo, a Vasto, il pur tempestivo intervento degli agenti di servizio non ha potuto impedire il decesso dell’uomo”. La segreteria Sappe di Vasto denuncia anche “le gravissime condizioni di carenza organica del personale di polizia penitenziaria della Casa lavoro con annessa sezione Circondariale: il turno notturno, quando va bene, è assicurato da cinque agenti, numero assai esiguo. Mancano anche progetti affinché gli internati in carcere (per la maggior parte soggetti psichiatrici), socialmente pericolosi che nel contempo vivono un senso di frustrazione e abbandono, siano impegnati a livello lavorativo, visto che oggi passano il proprio tempo oziando per la maggior parte del tempo in cella”.