Trasferiscono la sede in Romania 120 milioni di redditi non dichiarati
Operazione della Guardia di Finanza nei confronti di una azienda di autotrasporti di Chieti Denunciati il rappresentante legale e l’amministratore delegato. Reati commessi dal 2008 al 2012
CHIETI. Avevano trasferito la sede legale della loro azienda di autotrasporti in Romania, pensando che così si sarebbero salvati dalle imposte italiane, evitando di dichiarare redditi per 120 milioni di euro. E invece il rappresentante legale e l’amministratore delegato di una società teatina, entrambi di Chieti, sono stati denunciati perché continuavano ad operare in Italia, nello specifico in uno stabilimento nella zona industriale. I fatti contestati, ricostruiti grazie ad un’accurata indagine dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della finanza, diretti dal maggiore Alberto De Ventura, affiancati da agenti della polizia stradale, si riferiscono ad un periodo compreso fra il 2008 e il 2012. Secondo la ricostruzione delle fiamme gialle nell’operazione Tir Express, la ditta di autotrasporti in realtà non si sarebbe mai spostata in Romania, continuando ad operare a Chieti con la stessa quantità di dipendenti, immobili, macchinari, impianti e attrezzature che aveva a disposizione prima del trasferimento della sede legale. Determinante è stato il ruolo della polizia stradale, che nel corso di controlli su strada ha identificato numerosi autisti di nazionalità romena, dipendenti di società romene, alla guida di camion con targa italiana. Esaminando i verbali stilati dopo i controlli, i finanzieri hanno scoperto un’intricata organizzazione societaria che secondo la loro ricostruzione aveva come unico scopo l’evasione fiscale internazionale. In particolare è emerso che in quattro anni, dal 2008 al 2012, la società operante a Chieti non avrebbe denunciato ricavi per circa 120 milioni di euro, Iva per circa 24. Inoltre in quel periodo di tempo la società avrebbe assoldato 720 lavoratori irregolari, per i quali non venivano versati i contributi previdenziali o assistenziali, non solo quelli a carico dell’impresa, ma anche quelli che spettano al dipendente: in totale un buco da 5 milioni di euro. Ma l’attività della società teatina di autotrasporti non si limitava alla mancata dichiarazione del reddito: l’azienda stava per riscuotere un credito per circa 6 milioni di euro. Essendo registrata all’estero, infatti, non aveva l’obbligo di fatturare con l’Iva e di conseguenza aveva presentato la richiesta di recuperare l’Iva per cui aveva maturato il diritto alla detrazione. Il rappresentante legale e l’amministratore delegato, entrambi abilitati alla firma per la società, sono stati denunciati per non aver presentato la dichiarazione dei redditi per 4 anni consecutivi (reato regolato dall’articolo 5 del decreto legislativo 74 del 2000) sia ai fini delle imposte dirette, sia ai fini dell’Iva. Inoltre i due devono rispondere di falso ideologico commesso da privato in atto pubblico, per aver consegnato agli agenti di polizia falsi moduli e documenti ingannevoli con lo scopo di evitare controlli stradali. È stato inoltre richiesto il sequestro preventivo dei beni.(f.r.)
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