«Troppi rischi, agire subito»
Il geologo Stoppa: ho visto crepe grandi come un braccio.
CHIETI. «Basta con le chiacchiere, col perdersi nelle pieghe della burocrazia. Almeno sugli edifici scolastici e sull’edilizia pubblica si deve agire subito con interventi di consolidamento e se necessario sulla ricostruzione ex novo». Francesco Stoppa, vulcanologo e direttore del dipartimento di Scienze della terra della università «d’Annunzio» non si spiega come si possa parlare ancora di certificati, accertamenti, «inutili verifiche statiche» su edifici costruiti negli anni Sessanta come quelli di via Amiterno. Il docente è stato l’autore dell’esposto alla procura sulle gravi anomalie degli edifici allo Scalo. La relazione del consulente tecnico del pm, ingegner Vincenzo Sepe, inviata al Comune ha prodotto prima la decisione del Comune di sgomberare la palazzina numero 4, per consentire interventi di consolidamento sui pilastri e poi un dietrofront. Ricci ha infatti chiesto chiarimenti all’Ater, (che asserisce che non c’è bisogno di far sgomberare gli appartamenti), una verifica statica e lavori urgenti.
Professore, è d’accordo con la decisione dell’amministrazione comunale?
«Quando sono andato a fare il sopralluogo alle cinque palazzine, di fronte a lesioni visibili e grandi come braccia e dopo aver ascoltato gli inquilini sugli effetti di amplificazione locale del terremoto del 6 aprile, lontano e di grado basso, ho consigliato che si facessero ulteriori accertamenti e con molta soddisfazione ho apprezzato il seguito che ha avuto la mia denuncia. Ma ora non c’è da perdere tempo nella ricerca di certificati di agibilità e nella richiesta di verifiche statiche che sono del tutto inutili».
E allora perché vengono richieste?
«E’ solo una perdita di tempo. Il terremoto è un fenomeno dinamico non statico. Il sisma di aprile nelle cinque palazzine ha fatto cadere librerie e scardinato porte, cosa sarebbe successo se le scosse fossero state d’intensità maggiore? Questo significa che le palazzine, non si sa come costruite, hanno avuto una reazione anomala e che quindi ci sono carenze strutturali importanti».
Il consulente della procura ha detto che la sicurezza è nei parametri minimi, tranne quella della palazzina numero 4, ma basterebbe un evento anomalo, come un vento eccezionale, a creare problemi.
«E i periti, in genere, sono sempre contenuti, dicono solo ciò che è assolutamente vero. Vero è che i terremoti esistono, si possono prevedere e non ci può far guidare dal fatalismo: doveva accadere. Noi possiamo fare molto. Dal 2004 i geologi avevano annunciato un terremoto all’Aquila. Chieti è collocata nella seconda categoria di pericolosità nelle carte dell’istituto di geofisica, è una legge nazionale che prevede i terremoti. Chieti dovrà affrontare un terremoto come quello dell’Aquila. E’ inutile fare scongiuri, bisogna intervenire».
Allora cosa bisogna fare?
«E’ di una semplicità estrema, basta perdere tempo, bisogna ricostruire le scuole e l’edilizia pubblica, come si è fatto in molte altre città italiane e nel resto del mondo. Si incaricano bravi urbanisti e architetti competenti. Si fa un sacrificio tutti insieme, si aumentano le tasse. Ma cosa sono i soldi di fronte a vite perse? All’Aquila ho incontrato genitori di San Giuliano che hanno perso i figli che mi hanno detto di essere venuti in Abruzzo per testimoniare il dolore ma hanno aggiunto: “Voi state facendo come noi”. Allora, perdoniamo gli uomini ma difendiamo la realtà, affinché i nostri figli e i nostri pronipoti vivano sicuri».
Ma ci sono state rassicurazioni degli esperti sulle scosse premonitrici dell’Aquila.
«Si chiamano scosse premonitrici perché annunciano un’altra scossa, quella forte. Quello che hanno detto, mettendolo per iscritto, alla Commissione grandi rischi, che le scosse precedenti e quelle del 6 aprile avevano scaricato l’energia, è un falso scientifico, l’energia era tutta lì pronta a esplodere. E noi geologi della d’Annunzio dal 2004 abbiamo annunciato che all’Aquila ci sarebbe stato un evento di quella importanza».
E i privati come devono comportarsi?
«Cambiare mentalità. Quando si compra una casa già esistente, quando la si costruisce, bisognerebbe dare priorità alla sicurezza, a guardare se sono stati rispettati i criteri di antisismicità e la storia che ce lo insegna. Ripeto: perdoniamo gli uomini ma difendiamo la realtà».
Professore, è d’accordo con la decisione dell’amministrazione comunale?
«Quando sono andato a fare il sopralluogo alle cinque palazzine, di fronte a lesioni visibili e grandi come braccia e dopo aver ascoltato gli inquilini sugli effetti di amplificazione locale del terremoto del 6 aprile, lontano e di grado basso, ho consigliato che si facessero ulteriori accertamenti e con molta soddisfazione ho apprezzato il seguito che ha avuto la mia denuncia. Ma ora non c’è da perdere tempo nella ricerca di certificati di agibilità e nella richiesta di verifiche statiche che sono del tutto inutili».
E allora perché vengono richieste?
«E’ solo una perdita di tempo. Il terremoto è un fenomeno dinamico non statico. Il sisma di aprile nelle cinque palazzine ha fatto cadere librerie e scardinato porte, cosa sarebbe successo se le scosse fossero state d’intensità maggiore? Questo significa che le palazzine, non si sa come costruite, hanno avuto una reazione anomala e che quindi ci sono carenze strutturali importanti».
Il consulente della procura ha detto che la sicurezza è nei parametri minimi, tranne quella della palazzina numero 4, ma basterebbe un evento anomalo, come un vento eccezionale, a creare problemi.
«E i periti, in genere, sono sempre contenuti, dicono solo ciò che è assolutamente vero. Vero è che i terremoti esistono, si possono prevedere e non ci può far guidare dal fatalismo: doveva accadere. Noi possiamo fare molto. Dal 2004 i geologi avevano annunciato un terremoto all’Aquila. Chieti è collocata nella seconda categoria di pericolosità nelle carte dell’istituto di geofisica, è una legge nazionale che prevede i terremoti. Chieti dovrà affrontare un terremoto come quello dell’Aquila. E’ inutile fare scongiuri, bisogna intervenire».
Allora cosa bisogna fare?
«E’ di una semplicità estrema, basta perdere tempo, bisogna ricostruire le scuole e l’edilizia pubblica, come si è fatto in molte altre città italiane e nel resto del mondo. Si incaricano bravi urbanisti e architetti competenti. Si fa un sacrificio tutti insieme, si aumentano le tasse. Ma cosa sono i soldi di fronte a vite perse? All’Aquila ho incontrato genitori di San Giuliano che hanno perso i figli che mi hanno detto di essere venuti in Abruzzo per testimoniare il dolore ma hanno aggiunto: “Voi state facendo come noi”. Allora, perdoniamo gli uomini ma difendiamo la realtà, affinché i nostri figli e i nostri pronipoti vivano sicuri».
Ma ci sono state rassicurazioni degli esperti sulle scosse premonitrici dell’Aquila.
«Si chiamano scosse premonitrici perché annunciano un’altra scossa, quella forte. Quello che hanno detto, mettendolo per iscritto, alla Commissione grandi rischi, che le scosse precedenti e quelle del 6 aprile avevano scaricato l’energia, è un falso scientifico, l’energia era tutta lì pronta a esplodere. E noi geologi della d’Annunzio dal 2004 abbiamo annunciato che all’Aquila ci sarebbe stato un evento di quella importanza».
E i privati come devono comportarsi?
«Cambiare mentalità. Quando si compra una casa già esistente, quando la si costruisce, bisognerebbe dare priorità alla sicurezza, a guardare se sono stati rispettati i criteri di antisismicità e la storia che ce lo insegna. Ripeto: perdoniamo gli uomini ma difendiamo la realtà».