Tumini dimissionario «Scelta errata, ci ripensi»
Il presidente degli imprenditori in lite con la Regione sul futuro di Punta Penna Argirò: la penso come lui. Primavera: così non aiuta. Prospero: presto una legge
VASTO. Se lo scopo di Gabriele Tumini era quello di focalizzare l’attenzione sul futuro di Punta Penna, l’obiettivo è stato raggiunto. Le dimissioni dell’imprenditore da presidente dell’Assovasto hanno prodotto vivaci e contrastanti reazioni e alimentato uno scoppiettante e animato dibattito nel sonnacchioso clima festivo. C’è chi come il consigliere regionale Nicola Argirò (Pdl) e il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna (Pd), ritengono legittimo e giustificato il gesto di Tumini e invitamo l’industriale a ritirare le dimissioni. C'è chi come il consigliere regionale Antonio Prospero (Rialzati Abruzzo) non si spiega una simile presa di posizione e la ritiene immotivata. E chi, come Paolo Primavera, presidente di Confindustria, ritiene sbagliato dimettersi per protesta, ma al tempo stesso pensa che sia giusto farlo per dare un esempio ai politici attaccati alle poltrone.
La persona. Compassato, flemmatico, diplomatico e prudente. Gabriele Tumini, presidente dell’Assovasto per più di un decennio, ha fatto della discrezionalità e della moderazione una regola di vita. In famiglia come nel lavoro. Ora è stanco. «Ho sempre ritenuto che il modo migliore per ottenere risultati fosse il dialogo e il confronto. Mettere insieme le migliori energie per fare sistema e rilanciare l’economia del territorio», spiega. Nel momento più drammatico dell’ultimo ventennio, Tumini ha cercato un rimedio alla crisi e alla disoccupazione proponendo l’estensione della zona commerciale a Punta Penna. Non ha ottenuto risposte concrete e allora ha deciso di dimettersi. «La politica ha tempi elefantiaci come la burocrazia e intanto Punta Penna muore», ha commentato alla vigilia di Capodanno annunciando le proprie dimissioni.
La Regione. «Il mandato di Tumini stava terminando e comunque sbaglia se pensa che la Regione non stia facendo la sua parte», dice il consigliere regionale Antonio Prospero. «Io sono favorevole a qualsiasi soluzione che porti sviluppo e occupazione. Punta Penna è una zona industriale. Estendere l’area commerciale a Punta Penna richiede passaggi obbligati. La proposta sarà discussa presto dal Consiglio regionale, valutata ed eventualmente modificata con i correttivi necessari». Il presidente della Commissione industria della Regione, Nicola Argirò, invita invece Tumini a ripensarci. «Mi spiace che si sia dimesso. Spero ci ripensi. Personalmente condivido le idee di Tumini. Io stesso insieme al consigliere Antonio Menna ho firmato un disegno di legge che prevede l’estensione della zona commerciale a Punta Penna, un passaggio che permetterebbe a chi non è in regola di sanare la propria posizione dando al contempo opportunità di investimento e sviluppo a chi è intenzionato a puntare sul settore commerciale, escluso l’alimentare».
Il Comune. Il sindaco Luciano Lapenna si schiera con Gabriele Tumini. «Sono molto dispiaciuto per la sua decisione. Tumini ha rappresentato e rappresenta ancora molto per il settore industriale ed economico. Condivido le critiche che fa alla Regione. A Punta Penna servono nuove regole che riescano a regolare finalmente la giungla di norme e cavilli. A Punta Penna c’è il piano regolatore portuale, il Pdap provinciale, il Piano di assetto naturalistico, il Prg generale del Comune. Chi decide cosa? Come fa un imprenditore a districarsi in mezzo a tanti nodi? Non servono i referendum. Servono regole chiare. È ora che Regione e la Provincia mettano finalmente i paletti. Io sono per un tavolo permanente. Un patto per il territorio che favorisca il confronto e aiutati l’area a crescere. Rivolgo a Tumini l’invito a tornare al comando dell’Assovasto», afferma Lapenna.
Confindustria. La notizia delle dimissioni del presidente dell’Assovasto sono arrivate anche a Chieti. Il presidente di Confindustria, Paolo Primavera, non appare stupito. «Tumini è stato a lungo al vertice di Assovasto. Ha fatto un ottimo lavoro. Vuole lasciare da vincitore. È comprensibile», afferma l’industriale. «Personalmente ritengo che le dimissioni siano in generale un modo sbagliato per vincere. Se si crede in qualcosa dobbiamo combattere con tutte le armi di cui disponiamo quando siamo al comando. Occorre essere incisivi quando si mantiene un ruolo di primo piano. Dimettersi non aiuta»
Paola Calvano
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