Tutto partì nel bar dove Enzo e Camillo servivano il caffè

I personaggi della teatinità. La storia dei fratelli Di Nisio Da semplici camerieri a industriali della Mokambo

CHIETI. Per la prima volta nella mia vetrina dedicata ai personaggi della teatinità ci sono due posti, riservati a due fratelli, Camillo e Vincenzo Di Nisio, protagonisti di una storia esemplare dell'imprenditoria locale nata dalla loro voglia di fare e di crearsi un percorso per arrivare il più in alto possibile.

Nella storia iniziale di quel percorso ci sono due giovanissimi impegnati a lavorare come baristi, Camillo, nello storico Caffè Impero al centro di Chieti, Vincenzo nell'ancora più storico Circolo degli Amici. Oggi i due fratelli sono titolari di una affermata azienda che opera nel settore del caffè, dove viene curato l'intero processo di produzione, dal chicco fino alla tazzina espresso. Straordinario il racconto di come è iniziata questa avventura che ho sentito fare da Camillo. Nel bar dove lavorava gli toccò di scaricare alcuni sacchi di caffè.

«Ero assai giovane e abbastanza gracile, e feci non poca fatica, mentre chi aveva fornito quei sacchi era comodamente seduto ad un tavolino sorseggiando il suo caffè e contando i soldi che il titolare del bar gli aveva dato. In quel momento mi venne l'idea di sfruttare anch'io quel possibile filone». Una idea meditata e condivisa con il suo più giovane fratello, immediatamente anche lui disposto a lasciar perdere il lavoro di barista per tuffarsi nella nuova impresa.

Nacque così, nel 1972, il Caffè Mokambo con un iniziale piccolo negozio di torrefazione dove i due fratelli cominciarono a mettere a frutto tutto quanto appreso nel periodo in cui avevano lavorato per offrire al prossimo le fumanti tazzine di caffè. I primi anni, nella originaria sede di Via Solferino, furono di impegno e sacrificio, per i due fratelli, per conquistare clientela e rendere al massimo accettabile il loro prodotto. La prima svolta intorno agli anni 80, quando grazie al crescente successo del prodotto e alla continua espansione dell'azienda, sempre legata allo spirito artigianale iniziale ma ormai con una fisionomia industriale, si verificarono problemi di spazio determinati dal crescente volume di affari. Inevitabile, per continuare a crescere, il trasferimento, all'inizio degli anni novanta, nella sede dove ancora oggi si trova l'azienda, nella zona industriale di Chieti Scalo. In questo quadro che man mano si è formato Camillo e Vincenzo si sono divisi i compiti nella gestione aziendale ed anche il loro affiatamento è stato uno dei segreti del successo.

Il lavoro da fare infatti non era solo quello di curare nel migliore dei modi la produzione del caffè, attraverso la scelta del chicco e poi del tipo di torrefazione, ma anche di far conoscere prodotto e attività. Nel primo lavoro è stata ed è massima l'applicazione di Camillo, sul cui tavolo di lavoro ancora oggi si trovano sempre vari tipi di caffè sottoposti al suo occhio esperto e al suo accuratissimo esame, mentre , e qui entra in campo l'altro fratello, sicuramente importante è stato affidare tanti messaggi allo sport, in particolare al ciclismo, grande amore di Enzo, come tutti lo chiamano, con addirittura la partecipazione al Giro d'Italia.

Il marchio Mokambo è stato poi presente sulle maglie delle maggiori squadre di basket tetatine, sia maschile che femminile ed ancora oggi è sulle divise da gioco della squadra neroverde del Chieti Calcio e in quelle della Proger nella serie A di basket. Tantissime sono poi le manifestazioni di spettacolo ed anche di livello culturale sponsorizzate dall'azienda teatina.

Altro aspetto che caratterizza questa realtà produttiva, che è stata capace di andare ben oltre i confini dei mercati abruzzesi, è che l'innegabile innovazione tecnologica che c'è stata all'interno dello stabilimento non è mai arrivata a sostituire l'intervento diretto dell'uomo, teso a rendere il prodotto sempre più rispondente alle attese innanzitutto dei produttori, che sono i primi severi giudici del loro lavoro. E qui parlo non solo dei senior, Camillo ed Enzo, ma di tutta la famiglia Di Nisio: infatti i figli, la seconda generazione, sono già tutti impegnati a dare il proprio contributo, pronti a raccogliere il testimone per continuare la splendida corsa iniziata tanti anni fa sotto la spinta di una fumante tazzina di caffè.