Uccise il vicino di casa con 4 spari Perizia sulla pericolosità sociale
Omicidio De Grandis: già al lavoro il pool di psichiatri forensi nominati dalla Corte d’assise di Lanciano Dovrà stabilire se Petrosemolo era incapace di intendere e di volere: da qui l’eventuale assoluzione
LANCIANO. Conferimento dell’incarico da parte della Corte di assise, giuramento e primo incontro con l’imputato. Si sono messi subito al lavoro ieri Stefano Ferracuti, Maurizio Marasco e Gabriele Braccini, i tre medici, psicologi e psichiatri forensi, professori della Sapienza di Roma nominati dalla Corte di assise per l’esame psicologico di Amleto Petrosemolo, 71anni, a processo per l’omicidio volontario, con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, di Francesco De Florio De Grandis, 72 anni, noto come Ciccillo, musicista e pittore freddato il 13 febbraio 2022 a colpi di pistola. Quel giorno, alle 7.50, Petrosemolo, ossessionato da Ciccillo, dirimpettaio, lo vide uscire per prendere il bus e andare a messa, lo seguì portando con sé due pistole semiautomatiche, regolarmente detenute, e gli sparò alla schiena 13 colpi, 4 quelli a segno.
Nell’udienza di ieri la nomina, il giuramento e poi la richiesta dei tre professori di poter iniziare subito con la perizia voluta e ottenuta dal pm Serena Rossi e dall'avvocato di parte civile Fabio Palermo perché quella fatta precedentemente dalla dottoressa Dorotry Carlesi, e discussa nell’udienza del 23 giugno scorso, è stata ritenuta “carente e insufficiente”. Solo due i colloqui di 4 ore sono bastati alla dottoressa per definire Petrosemolo incapace di intendere e di volere al momento dell’omicidio, incapace di stare a processo, socialmente pericoloso e affetto da disturbo delirante polimorfo di tipo persecutorio.
Il via libera per iniziare a lavorare è arrivato dalla giuria - presidente Giovanni Nappi a latere il giudice Maria Teresa Pesca e i giudici popolari - con il benestare del pm Rossi che ha nominato anche un suo consulente, Federico Trobia, psichiatra, psicologo e professore alla Sapienza di Roma come i colleghi. Unica richiesta di Rossi di poter riprendere l’incontro con Petrosemolo con una telecamera per farlo poi visionare al suo consulente. L’avvocato Palermo non ha nominato consulenti essendo il team composto già da professori ed esperti di rango.
Così alla fine dell’udienza i tre periti hanno incontrato Petrosemolo per il primo dei colloqui e dei test che serviranno per stabilire se l’uomo, reo confesso dell’omicidio, è capace o meno di seguire il processo; se era incapace di intendere e volere al momento dell’omicidio e se è pericoloso a livello sociale. Risposte che arriveranno nell’udienza del 10 novembre prossimo. Una perizia fondamentale perché, come spiegato dall’avvocato Palermo, se Petrosemolo è dichiarato incapace al momento del fatto se ne determina la non punibilità, quindi l’assoluzione, ma se viene data la pericolosità sociale, sarebbe ricoverato in una clinica psichiatrica. Ma ora è tempo di esami e colloqui con Petrosemolo che di nuovo ha sollevato il problema degli avvocati. «Voglio un mio legale di fiducia», dice alla fine dell’udienza, «e capire perché quelli che ho contatto si rifiutano di difendermi: ci deve essere sotto qualcosa che non conosco. Qualcuno legge le mail che invio dal carcere e dice agli avvocati di non difendermi. Sono 15 quelli che hanno rinunciato». Il giudice Nappi gli ha spiegato che l’avvocato ce l’ha, d’ufficio, ed è Domenico Cianfrone, e che non risultano complotti alle sue spalle, ma invano.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Nell’udienza di ieri la nomina, il giuramento e poi la richiesta dei tre professori di poter iniziare subito con la perizia voluta e ottenuta dal pm Serena Rossi e dall'avvocato di parte civile Fabio Palermo perché quella fatta precedentemente dalla dottoressa Dorotry Carlesi, e discussa nell’udienza del 23 giugno scorso, è stata ritenuta “carente e insufficiente”. Solo due i colloqui di 4 ore sono bastati alla dottoressa per definire Petrosemolo incapace di intendere e di volere al momento dell’omicidio, incapace di stare a processo, socialmente pericoloso e affetto da disturbo delirante polimorfo di tipo persecutorio.
Il via libera per iniziare a lavorare è arrivato dalla giuria - presidente Giovanni Nappi a latere il giudice Maria Teresa Pesca e i giudici popolari - con il benestare del pm Rossi che ha nominato anche un suo consulente, Federico Trobia, psichiatra, psicologo e professore alla Sapienza di Roma come i colleghi. Unica richiesta di Rossi di poter riprendere l’incontro con Petrosemolo con una telecamera per farlo poi visionare al suo consulente. L’avvocato Palermo non ha nominato consulenti essendo il team composto già da professori ed esperti di rango.
Così alla fine dell’udienza i tre periti hanno incontrato Petrosemolo per il primo dei colloqui e dei test che serviranno per stabilire se l’uomo, reo confesso dell’omicidio, è capace o meno di seguire il processo; se era incapace di intendere e volere al momento dell’omicidio e se è pericoloso a livello sociale. Risposte che arriveranno nell’udienza del 10 novembre prossimo. Una perizia fondamentale perché, come spiegato dall’avvocato Palermo, se Petrosemolo è dichiarato incapace al momento del fatto se ne determina la non punibilità, quindi l’assoluzione, ma se viene data la pericolosità sociale, sarebbe ricoverato in una clinica psichiatrica. Ma ora è tempo di esami e colloqui con Petrosemolo che di nuovo ha sollevato il problema degli avvocati. «Voglio un mio legale di fiducia», dice alla fine dell’udienza, «e capire perché quelli che ho contatto si rifiutano di difendermi: ci deve essere sotto qualcosa che non conosco. Qualcuno legge le mail che invio dal carcere e dice agli avvocati di non difendermi. Sono 15 quelli che hanno rinunciato». Il giudice Nappi gli ha spiegato che l’avvocato ce l’ha, d’ufficio, ed è Domenico Cianfrone, e che non risultano complotti alle sue spalle, ma invano.
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