Un lavoro dopo la pena detenuti a lezione

Presentato il progetto al carcere di Madonna del Freddo finanziato dalla Regione e gestito da sei associazioni e dall’amministrazione comunale

CHIETI. «Prima non sapevo fare niente, il posto in cui sono nato non offre opportunità. Quando uscirò da qui potrò dire: io so fare questo». L’entusiasmo di Vincenzo Tammaro, 25 anni, campano, detenuto a Madonna del Freddo, basta da solo a presentare il progetto della Regione per l’inserimento socio-lavorativo di detenuti ed ex detenuti. Dal 20 settembre scorso Tammaro ed altri undici detenuti sotto i 40 anni sono gli allievi del corso da grafico impaginatore. Quattrocento ore di lezione, 3 ore al giorno, per imparare un mestiere che potranno spendere una volta scontata la pena. In più altri sette tra ex reclusi e detenuti in regime di articolo 21, ovvero coloro che possono uscire dal carcere durante il giorno, lavoreranno per un anno in aziende ed enti locali. Per accedere al finanziamento regionale di quasi 200 mila euro si è costituita l’Ats (Associazione temporanea di scopo), che vede come capofila l’ente di formazione e consulenza Focus, insieme a Voci di dentro, Smile Abruzzo, Radar interinale, Cna Abruzzo, Comune di Chieti ed Ente d’ambito Foro-Alento. Grazie ai fondi regionali i detenuti studenti avranno una borsa di studio di 2.400 euro, mentre gli ex detenuti lavoratori riceveranno per 12 mesi una borsa lavoro di 500 euro oltre ad un contributo per l’alloggio in caso di necessità. In più i tre più meritevoli del corso da grafico avranno un premio di 2 mila euro. Il progetto è stato presentato ieri mattina nella casa circondariale di Madonna del Freddo, fra l’entusiasmo dei partecipanti e di tutti gli operatori coinvolti. Dalla direttrice Giuseppina Ruggero, al magistrato di sorveglianza Maria Rosaria Parruti, agli agenti di polizia penitenziaria guidati dal comandante Valentino Di Bartolomeo. Tutti, nonostante le risorse sempre più esigue, si impegnano per garantire armonia e collaborazione fra tutti gli ospiti. E sono ben ripagati dalla soddisfazione dei partecipanti al corso, selezionati dagli educatori e scelti da una commissione esterna in base alla motivazione, alle capacità e alla pena che resta da scontare. Obiettivo del progetto è permettere di spendere le competenze acquisite durante la reclusione per riacquistare la libertà, iniziare una vita nuova con un lavoro vero che consenta di mantenere se stessi e la famiglia. «Sono a Chieti da un anno e mezzo ed è molto diverso da Poggioreale, dove stavo prima», racconta ancora Tammaro, «Qui ho preso la terza media, ora sto facendo il corso di informatica che diventa sempre più interessante più si va avanti». E il futuro fuori sembra più vicino e roseo.

Francesca Rapposelli

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