Università-Fondazione alla resa dei conti
Una lettera di Cuccurullo al ministero spinge il Senato accademico a tagliare i ponti con l’ex rettore della D’Annunzio
CHIETI. Ormai è guerra tra l’ateneo del rettore Carmine Di Ilio e del Dg Filippo Del Vecchio e la Fondazione D’Annunzio presieduta dall’ex rettore Franco Cuccurullo. La Fondazione tramite l’avvocato Alberto Colitti, scrive una lettera al veleno al rettore, al presidente dei Revisori dei conti, al Miur e per conoscenza al ministero delle Finanze – Ispettorato generale e Finanza, Servizi ispettivi Finanza Pubblica – nella quale si denunciano alcune delibere, secondo la Fondazione, «illegittime» dei vertici dell’ ateneo. Ma l’università d’Annunzio replica di spada e a stretto giro: durante la seduta di Senato accademico, riunitosi ieri mattina per l’approvazione del bilancio, alla luce di questa missiva che è stata notificata a tutti i componenti del Senato accademico, ha fatto intendere che si ritiene interrotto ogni rapporto con la Fondazione. Addio alle ricerche del Centro per l’invecchiamento del Cesi, addio all’Istituto per le tecnologie Biomediche-Itab, almeno in quelle forme gestite dalla Fondazione d’Annunzio e dal suo fondatore Franco Cuccurullo.
Intanto in Senato il bilancio 2015 è stato approvato all’unanimità dei presenti, approvazione anche queste preceduta da una vigilia turbolenta con i sindacati che hanno protestato, attraverso una serie di mail, contro il conto di previsione elaborato senza consultarli. Torniamo alla Fondazione, quella voluta e creata dall’allora rettore Cuccurullo, in attuazione dell’articolo 39 della legge 388 del 2000, norma che prevedeva la costituzione di Fondazioni di diritto privato ai fini di razionalizzare la spesa degli atenei. La Fondazione d’Annunzio fu costituita nel 2003 con una serie di scopi tra i quali: promuovere e favorire la ricerca, amministrare e gestire i beni dell’università, promuovere seminari e conferenze o svolgere attività per conto della università come acquisire beni alle migliori condizioni di mercato, per poi renderli disponibili alle attività di ateneo. Alla Fondazione venivano inoltre trasferite le attività di Cesi, Itab e del centro di formazione di Torrevecchia. L’università con delibera del Senato Accademico, fatta propria dal Cda e mai modificata, si era impegnata a versare un contributo fisso come da Statuto e altri contributi per le altre attività previste non solo dallo Statuto ma anche da una convenzione Ateneo-Fondazione.
Atti mai modificati e tuttora vigenti, scrive nella lettera l’avvocato Colitti. Ma dal dicembre 2013 l’ateneo non eroga più i contributi, non versa più un soldo, togliendo di fatto ogni funzione alla Fondazione.
Nel gennaio 2013 l’ateneo di Di Ilio e Del Vecchio dà vita a un Centro Itab del tutto autonomo da quello della Fondazione «e nonostante non sia prevista», si legge nella lettera, «la costituzione nello statuto dell’università di Chieti».
Comportamenti, a dire dell’avvocato Colitti, che farebbero parte di un disegno preciso quello «di svuotare, con un colpo di mano, le attività demandate alla Fondazione, di privarla delle risorse», previste dallo Statuto, «al fine di gestire in proprio con le figure ritenute più gradite, le importanti attività gestite dalla Fondazione». Ma questa non ci sta e chiede che si effettuino tutti gli accertamenti in ordine «alla nullità delle delibere del Senato accademico e del Cda dell’ateneo con la conseguente nullità di tutti gli atti adottati», provvedimenti assunti senza modificare lo statuto che istituisce la Fondazione dell’università di Chieti. La Fondazione presieduta da Cuccurullo sostiene che è stato arbitrario sottrarre le attività di propria competenza, come arbitrario è stato il non aver più corrisposto i contributi dovuti. E ora chiede che vengano adottati «tutti i provvedimenti e le iniziative più opportune per il ripristino della legalità e della economicità della gestione».
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