Usura bancaria, giudice riapre un caso archiviato
Due istituti denunciati da un imprenditore turistico di Rocca San Giovanni che parla di prestiti ottenuti a un tasso effettivo del 458 per cento
LANCIANO. Imprenditore frentano denuncia una banca per aver applicato tassi usurari. Dopo gli accertamenti, delegati a una filiale della stessa banca, la procura chiede l’archiviazione. Ma il giudice dell’udienza preliminare respinge la richiesta e dispone nuove indagini.
Succede a Lanciano dove un imprenditore di Rocca San Giovanni, F.D.F., proprietario di un’azienda turistica e di una di filati, denuncia un importante istituto di credito italiano per l’applicazione di interessi usurari per 119mila euro (i conti sarebbero stati aperti tra il 2004 e il 2011).
La procura di Lanciano, attraverso la guardia di finanza, affida alla stessa banca, ma a personale di un’altra filiale, l’incarico di accertare se siano stati effettivamente applicati interessi superiori al tasso soglia. Per la banca delegata all’accertamento è tutto nella norma e il pubblico ministero, confidando nell’attività istruttoria, chiede l’archiviazione del caso.
L’imprenditore, però, non si dà per vinto e, assistito dalla Sos Utenti e dall’avvocato Domenico Frattura, ottiene ragione, per ora, davanti al giudice per le indagini preliminari.
«Il fenomeno dell’usura bancaria è diffuso in Abruzzo, ma questo è il primo caso in cui un tribunale ha il coraggio di dire al pubblico ministero che l’inchiesta va rifatta», sottolinea Gennaro Baccile, presidente onorario dell’associazione di tutela dei consumatori e autore della controperizia tecnica che ha rimesso in moto le indagini.
Nel respingere la richiesta di archiviazione, il gip Francesca Del Villano Aceto ha riconosciuto che l’accertamento è stato eseguito «a grandi linee» e non su tutta la documentazione e, soprattutto, ha disposto che per calcolare il tasso usurario occorre tener conto delle commissioni di massimo scoperto (Cms), percentuali che si pagano quando il conto va in rosso.
«Se si sottraggono dal conteggio del vero tasso di interesse praticato dalla banca», spiega Baccile, «tutto sembra regolare. Il sistema di calcolo è quello della Banca d’Italia, che nel 2010 la Cassazione ha sconfessato. Le banche, attraverso il trucco delle Cms, spesso raddoppiano gli interessi addossati alla clientela. Nel caso del mio assistito, per fare un esempio, in un solo trimestre furono applicate commissioni per 2.322 euro a fronte di appena 150 euro di interessi, con un tasso effettivo del 458 per cento».
Anche un’altra banca, tedesca, è stata denunciata per mutui a condizioni usurarie. «Dopo aver pignorato le case dei soci di F.D.F., ha lasciato il mercato italiano», dice l’avvocato Frattura. Intanto, l’imprenditore e i suoi difensori aspettano l’esito delle nuove indagini, che dovranno individuare anche i soggetti responsabili del reato ipotizzato.
Stefania Sorge
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