Vasto, costretta a crescere 2 figli con soli 280 euro al mese
L’operaia Sevel ha presentato ricorso contro l’ex marito ma lo ha perso e ora le hanno pignorato anche il conto corrente
VASTO. Costretta a vivere e a crescere i due figli di 7 e 11 anni con 280 euro al mese: l'assegno che ha stabilito il Tribunale al momento di sancire la separazione della donna dal marito. Accade a Licia Boschetti, 37 anni, operaia della Sevel. La donna sul lavoro non si risparmia, ma il suo stipendio finisce sul conto corrente che le è stato pignorato per il pagamento delle spese processuali.
Licia Boschetti infatti ha presentato ricorso, chiedendo che l’ex marito versasse a lei e ai loro figli una somma maggiore. I giudici le hanno dato torto e ora deve pagare anche le spese processuali. Ha chiesto per questo il pignoramento di un quinto dello stipendio e invece si è vista bloccare il conto corrente. «Non solo non posso più pagare il mutuo e le bollette, ma non so come fare per comprare da mangiare ai miei figli», racconta l’operaia. La donna si è rivolta all'avvocato Edy Biasone e il legale ha impugnato il pignoramento.
«Per la mia cliente è un momento davvero estremamente delicato», osserval'avvocato Biasone. «Licia Boschetti è stata contattata dalla propria banca, la Mediolanum, che le ha comunicato di aver ricevuto la notifica di un atto di pignoramento presso terzi, con udienza fissata al 25 settembre 2015. La Banca, a seguito della notifica dell'atto, non le permette di prelevare somme dal conto corrente a lei intestato. E la signora Boschetti non sa come fare per andare avanti», conferma.
Il legale si è subito attivato anche perché è in gioco la serenità di due bambini. «Innanzitutto ho chiesto una copia dell'atto che a detta della Boschetti non le è mai stato notificato, poi, a seguito del mandato a rappresentarla, ho contattato l'istituto bancario per diffidarlo dal trattenere somme oltre quelle previste dalla legge che dal 27 giugno 2015, (data dell'entrata in vigore deldecreto 83 che ha riformato l'articolo del codice di procedura civile che disciplina gli obblighi del terzo pignorato), impone una serie di misure al custode del conto relativamente alle cose ed alle somme da lui dovute, nei limiti dell’importo del credito, e stabilisce che le somme dovute a titolo di stipendio, salario, altre indennità possano essere pignorate solo nei limiti previsti dalla legge, ossia nella misura autorizzata dal giudice e comunque non oltre il quinto. Ed è quello che aveva chiesto la mia cliente: il ritiro di un quinto dello stipendio».
Al 25 settembre manca più di un mese e intanto sta per riprendere l’anno scolastico: «Non so come fare per comprare il necessario ai miei figli», riprende la donna. «Ho voluto rendere pubblica la mia vicenda nella speranza che qualcuno mi aiuti. Così non posso vivere, non posso neppure mangiare. Come faccio a pagare il mutuo e le bollette e a fare la spese per me e i miei figli con 280 euro al mese?», incalza l’operaia. La speranza che la sostiene è che la diffida presentata dall'avvocato Biasone sortisca effetto entro breve tempo.
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