Veleni dell’ex conceria, servono 3 milioni
Spunta un progetto del 2006 per rimuovere i rifiuti sotterrati: in 12 anni nessun intervento. Bracco: Chieti Scalo è una Bussi 2
CHIETI. Tre milioni di euro. Tanto costerebbe bonificare l’ex conceria Cap considerata una «sorgente di contaminazione» nel sito avvelenato di Chieti Scalo. Da 12 anni esiste un progetto per azzerare l’inquinamento dell’ex Cap che ancora oggi si propaga con «una contaminazione delle acque sotterranee da composti pericolosi quali solventi clorurati, idrocarburi pesanti e cromo 3». Ma quel progetto risalente al 2006 è rimasto sempre chiuso nel cassetto. Tanto che della sua esistenza si parla soltanto adesso per la prima volta. L’intervento di bonifica dell’ex Cap – sito in vendita all’asta – è citato in una relazione riservata del Comune di cui è venuto in possesso il consigliere regionale Leandro Bracco (Liberi e Uguali): «Dalle carte emerge che il Sir di Chieti Scalo è una Bussi 2», denuncia Bracco.
RIFIUTI SOTTERRATI. Nella relazione del Comune, mandata alla Regione, si dice che all’ex Cap «insiste una discarica di rifiuti interrati delle lavorazioni della conceria. La discarica è compresa per circa un terzo nell’area di proprietà della Revi srl (società dichiarata fallita dal tribunale di Roma, ndr) e per circa due terzi nell’area contermine di proprietà del Consorzio industriale Chieti-Pescara». La relazione rileva che il progetto di 12 anni fa è stato approvato ma da allora non è stato fatto niente: l’ex Cap resta lo stesso mostro che svetta lungo l’Asse attrezzato con una palazzina. «Il progetto», continua la relazione, «prevede una spesa di bonifica al 2006 di 2.948.887,43 euro che va attualizzata con aggiornamento progettuale».
ALLARME SOLVENTI. «Ciò che desta un tasso di preoccupazione altissimo sono le conseguenze sull’ambiente che ha avuto e tuttora ha l’ex Cap», dice Bracco, «per la presenza nelle acque sotterranee di solventi clorurati, il sito dovrebbe essere destinatario di un intervento di bonifica di carattere prioritario. Questo aspetto è stato più volte segnalato dal Comune di Chieti ma pare che si trovi a un punto morto», denuncia Bracco.
«PERICOLI COME BUSSI». La Regione ha affidato all’Arap l’incarico di soggetto attuatore delle attività di messa in sicurezza e bonifica dei Sir. Bracco, che presenterà un’interpellanza sul caso, si chiede: «Quali sono le attività poste in essere proprio dall’Arap e le iniziative intraprese per dare attuazione alla convenzione? Nonostante la gravissima situazione, purtroppo, non sembra sia stato avviato concretamente niente se non le attività poste in essere dal Comune. Migliaia di cittadini, da anni, sono continuamente esposte a sorgenti inquinanti di estrema pericolosità. Non è minimamente accettabile che si continui a sprecare e perdere tempo. Le carte hanno purtroppo certificato uno scenario pessimo. La giunta regionale prenda contezza che il Sir di Chieti ha disgraziatamente tutte le carte in regola per essere definito una sorta di Bussi 2».
RIFIUTI SOTTERRATI. Nella relazione del Comune, mandata alla Regione, si dice che all’ex Cap «insiste una discarica di rifiuti interrati delle lavorazioni della conceria. La discarica è compresa per circa un terzo nell’area di proprietà della Revi srl (società dichiarata fallita dal tribunale di Roma, ndr) e per circa due terzi nell’area contermine di proprietà del Consorzio industriale Chieti-Pescara». La relazione rileva che il progetto di 12 anni fa è stato approvato ma da allora non è stato fatto niente: l’ex Cap resta lo stesso mostro che svetta lungo l’Asse attrezzato con una palazzina. «Il progetto», continua la relazione, «prevede una spesa di bonifica al 2006 di 2.948.887,43 euro che va attualizzata con aggiornamento progettuale».
ALLARME SOLVENTI. «Ciò che desta un tasso di preoccupazione altissimo sono le conseguenze sull’ambiente che ha avuto e tuttora ha l’ex Cap», dice Bracco, «per la presenza nelle acque sotterranee di solventi clorurati, il sito dovrebbe essere destinatario di un intervento di bonifica di carattere prioritario. Questo aspetto è stato più volte segnalato dal Comune di Chieti ma pare che si trovi a un punto morto», denuncia Bracco.
«PERICOLI COME BUSSI». La Regione ha affidato all’Arap l’incarico di soggetto attuatore delle attività di messa in sicurezza e bonifica dei Sir. Bracco, che presenterà un’interpellanza sul caso, si chiede: «Quali sono le attività poste in essere proprio dall’Arap e le iniziative intraprese per dare attuazione alla convenzione? Nonostante la gravissima situazione, purtroppo, non sembra sia stato avviato concretamente niente se non le attività poste in essere dal Comune. Migliaia di cittadini, da anni, sono continuamente esposte a sorgenti inquinanti di estrema pericolosità. Non è minimamente accettabile che si continui a sprecare e perdere tempo. Le carte hanno purtroppo certificato uno scenario pessimo. La giunta regionale prenda contezza che il Sir di Chieti ha disgraziatamente tutte le carte in regola per essere definito una sorta di Bussi 2».