Villa Pini, 32 mila euro al mese ai primariperò i dipendenti non vengono pagati
Ogni mese la clinica spende 4 milioni e 700 mila euro, ma da aprile 1400 lavoratori non vedono soldi
PESCARA. Stipendi pesanti a Villa Pini. La clinica che si dibatte in una vertenza senza fine ha per i suoi medici, dirigenti e per il personale qualificato uno dei budget più alti delle strutture sanitarie abruzzesi. Un modo per accaparrarsi primari e professionisti di alto livello. Un «giro di stipendi» per i 1400 dipendenti alla famiglia Angelini costa circa 4 milioni e 700 mila euro a mese. Una spesa elevata ed i sindacati hanno fatto i conti, o almeno quello che possono ricostruire attraverso i tabulati, visto che finora, osservano «nella giugla retributiva nessuno ha potuto mettere naso».
Dalla ricostruzione emerge che oltre una cinquantina di persone, tra primari, medici e amministrativi, ha una busta paga lorda e senza tutte le voci aggiuntive che pure pesano, dai 10 mila ai 32 mila euro al mese; altre cinquanta persone vanno dai cinque ai diecimila euro. Poi ci sono un centinaio di dipendenti, che vanno dai 2.550 ai 5 mila euro al mese e, infine, il grosso dei lavoratori tra impiegati, centralinisti, assistenti sociosanitari, ausiliari, hanno uno stipendio che oscilla dai 1500 ai 2.500 euro. Tutti però non vedono la busta paga da sei mesi. I soldi dati a singhiozzo durante una vertenza che vede impegnati proprietà sindacati, lavoratori, Asl e Regione, ora sembrano essere davvero troppo pochi per il futuro della clinica teatina.
«Non abbiamo accesso ai dati sull’organico e stipendi ma le cifre ventilate sono queste», osservano i sindacalisti. Ma i soldi degli stipendi arretrati non si vedono e la tensione cresce tanto che la sensazione che nei prossimi giorni la situazione diventerà incontrollabile. I dipendenti fanno sapere che senza stipendi e inutile andare a lavorare. «I dipendenti sono esasperati e dunque vanno individuate soluzioni immediate per il pagamento delle retribuzioni», fa presente Carmine Ranieri della Cgil, «credo che in queste condizioni diventerà sempre più difficile continuare a garantire servizi all’utenza poichè i lavoratori non saranno a breve più nelle condizioni economiche e psicofisiche per poter continuare ad eseguire la loro prestazione lavorativa».
Lunedi prossimo i sindacati avranno un altro incontro con la Regione e sarà l’ora della verità perchè il presidente Gianni Chiodi e l’assessore alla sanità Lanfranco Venturoni presenteranno le cifre di quanto le Asl devono alla clinica Angelini. La famiglia Angelini reclama 100 milioni di euro, la Regione parla di cifre ben al di sotto dei 10 milioni di euro. Così la prossima settimana si saprà anche il futuro della clinica. I sindacati non nascondono la loro preoccupazione e chiedono misure drastiche per porre fine ad una vertenza che dura anni e con esiti sempre più negativi per i lavoratori, o almeno per una larga parte di essi.
«Una istituzione forte come la Regione e con lei le Asl», osserva Davide Farina della Cisl, «può prendere decisioni altrettanto dure se deve far rispettare le regole e la tutela dei livelli occupazionali con la garanzia della erogazione delle giuste retribuzione maturate dai dipendenti. Angelini ha una convenzione con il servizio sanitario regionale e nazionale, se quindi il presidente Chiodi e l’assessore Venturoni ritengono che Villa Pini non è più in grando di garantire questi servizi allora si facciano i passi conseguenti dia ad altri questo servizio».
Per La Cisl c’è qualcosa da obiettare anche per gli stipendi. «Riteniamo che c’è una situazione retributiva ipertrofica, se si arriva a 4 milioni e 700 mila euro significa che siamo fuori i canali dei contratti nazionali», spiega Davide Farina della Cisl, «se dovessimo fare una ipotesi contrattuale normale allora il sistema potrebbe benissimo funzionare al di sotto dei tre milioni di euro. E si tratta di quel budget che la Regione potrebbe garantire dopo i tagli in modo che siano congrui accordi, stipendi e servizi sanitari».
Dalla ricostruzione emerge che oltre una cinquantina di persone, tra primari, medici e amministrativi, ha una busta paga lorda e senza tutte le voci aggiuntive che pure pesano, dai 10 mila ai 32 mila euro al mese; altre cinquanta persone vanno dai cinque ai diecimila euro. Poi ci sono un centinaio di dipendenti, che vanno dai 2.550 ai 5 mila euro al mese e, infine, il grosso dei lavoratori tra impiegati, centralinisti, assistenti sociosanitari, ausiliari, hanno uno stipendio che oscilla dai 1500 ai 2.500 euro. Tutti però non vedono la busta paga da sei mesi. I soldi dati a singhiozzo durante una vertenza che vede impegnati proprietà sindacati, lavoratori, Asl e Regione, ora sembrano essere davvero troppo pochi per il futuro della clinica teatina.
«Non abbiamo accesso ai dati sull’organico e stipendi ma le cifre ventilate sono queste», osservano i sindacalisti. Ma i soldi degli stipendi arretrati non si vedono e la tensione cresce tanto che la sensazione che nei prossimi giorni la situazione diventerà incontrollabile. I dipendenti fanno sapere che senza stipendi e inutile andare a lavorare. «I dipendenti sono esasperati e dunque vanno individuate soluzioni immediate per il pagamento delle retribuzioni», fa presente Carmine Ranieri della Cgil, «credo che in queste condizioni diventerà sempre più difficile continuare a garantire servizi all’utenza poichè i lavoratori non saranno a breve più nelle condizioni economiche e psicofisiche per poter continuare ad eseguire la loro prestazione lavorativa».
Lunedi prossimo i sindacati avranno un altro incontro con la Regione e sarà l’ora della verità perchè il presidente Gianni Chiodi e l’assessore alla sanità Lanfranco Venturoni presenteranno le cifre di quanto le Asl devono alla clinica Angelini. La famiglia Angelini reclama 100 milioni di euro, la Regione parla di cifre ben al di sotto dei 10 milioni di euro. Così la prossima settimana si saprà anche il futuro della clinica. I sindacati non nascondono la loro preoccupazione e chiedono misure drastiche per porre fine ad una vertenza che dura anni e con esiti sempre più negativi per i lavoratori, o almeno per una larga parte di essi.
«Una istituzione forte come la Regione e con lei le Asl», osserva Davide Farina della Cisl, «può prendere decisioni altrettanto dure se deve far rispettare le regole e la tutela dei livelli occupazionali con la garanzia della erogazione delle giuste retribuzione maturate dai dipendenti. Angelini ha una convenzione con il servizio sanitario regionale e nazionale, se quindi il presidente Chiodi e l’assessore Venturoni ritengono che Villa Pini non è più in grando di garantire questi servizi allora si facciano i passi conseguenti dia ad altri questo servizio».
Per La Cisl c’è qualcosa da obiettare anche per gli stipendi. «Riteniamo che c’è una situazione retributiva ipertrofica, se si arriva a 4 milioni e 700 mila euro significa che siamo fuori i canali dei contratti nazionali», spiega Davide Farina della Cisl, «se dovessimo fare una ipotesi contrattuale normale allora il sistema potrebbe benissimo funzionare al di sotto dei tre milioni di euro. E si tratta di quel budget che la Regione potrebbe garantire dopo i tagli in modo che siano congrui accordi, stipendi e servizi sanitari».