Villa Pini ha debiti per 65 milioni con Unicredit

Il legale della banca: chiediamo il risarcimento del danno all'immagine dell'istituto

CHIETI. Sono circa 65 milioni di euro quelli che Angelini dovrebbe restituire all'Unicredit. Soldi prestati, secondo il legale della banca, sulla base di bilanci falsificati. Il crac finanziario del gruppo Villa Pini, per cui l'imprenditore della sanità è accusato di bancarotta fraudolenta, si aggira in totale sui 220 milioni di euro. Si tratta di debiti accumulati nei confronti di fornitori, banche e dipendenti, e per cui Angelini e la sua famiglia verranno processati.

«Unicredit è stata individuata parte offesa per un finanziamento ottenuto dal gruppo Villa Pini nel 2006, pari a 25 milioni di euro, ma quell'importo non è il totale del danno patrimoniale subito dalla banca», afferma Pierluigi Tenaglia, avvocato di parte civile per conto di Unicredit spa, «il danno patrimoniale è pari a tutte le esposizioni debitorie delle varie società del gruppo nei confronti di Unicredit, alla data di dichiarazione di fallimento».

Si tratta di ulteriori posizioni bancarie intestate ad istituti fusi nel corso del tempo in Unicredit, che così è diventato uno dei maggiori creditori del gruppo Villa Pini. Il reato contestato è quello di ricorso abusivo al credito, per un importo totale che ammonterebbe a 65 milioni di euro. I debiti accumulati nei confronti di dipendenti, fornitori e banche mandano così a processo l'imprenditore della sanità e la sua famiglia.

Vincenzo Maria Angelini e la moglie Anna Maria Sollecito, quest'ultima nella veste di vicepresidente del consiglio di amministrazione, sono accusati di bancarotta fraudolenta, mentre la figlia Chiara Angelini, nella veste di amministratore unico e legale rappresentante di Villa Pini, è accusata di distrazione di beni. A processo, sempre per bancarotta fraudolenta, l'ex presidente del collegio sindacale Giovito Di Nicola e i due sindaci Eugenio Fermo Guglielmo Ascione e Lorenzo Appignani che però, secondo l'accusa, «non hanno esercitato alcuna funzione di controllo».

Secondo il pool di magistrati formato dal procuratore capo di Chieti Pietro Mennini e dai pubblici ministeri Giuseppe Falasca e Andrea Dell'Orso, Angelini «dissimulando il dissesto e comunque lo stato di insolvenza della Villa Pini srl, ricorreva al credito ottenendo dalla Banca di Roma, ora Unicredit, un finanziamento per le esigenze di liquidità connesse allo sviluppo della propria attività quando in realtà il denaro, erogato nella misura di 25 milioni di euro, il 7 dicembre 2006, veniva destinato per scopi personali e in ogni caso per finalità estranee all'attività della società». Il credito vantato da Unicredit assume però proporzioni ancora più grandi se si contano i rapporti che facevano capo ad altre banche successivamente acquisite, a cui si aggiunge la richiesta di risarcimento danni.

«Abbiamo già ottenuto l'insinuazione dei crediti nei passivi del fallimento del gruppo, ora chiediamo il danno materiale, all'immagine e alla credibilità dell'istituto bancario», spiega Tenaglia. Sono undici in tutto le curatele dei fallimenti, e con la decisione del gup Paolo Di Geronimo, il 20 marzo del prossimo anno inizierà un nuovo processo a carico di Angelini che andrà ad affiancarsi a quello già in fase dibattimentale in mano alla procura di Pescara, conosciuto come il processo Sanità. Siamo agli inizi di un nuovo iter processuale targato Angelini.

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